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Altroverso

 
Questo crocevia ha luci immobili, ma è un caso.
Pulsa lo spazio con piccoli segnali di passaggio.
Da qui si vede cosa non serva a rammendare
nè il lungo nè il largo strappo nel miocardio.
Mi chiedo se ha un cuore sano il cosmo. Fa cenno
di no. Ad occhio nudo, direi che mi ha letto già...
è impossibile conoscere il male dal calendario,
solo le pagine strappate e quelle già passate
dicono: ahi! E parlano chiaro.
 
Vago nell’incrocio tra Sirio e Betelgeuse.
Se qualcuno mi chiede: che fai? Scantono.
Nemmeno mi basta il viaggio come lo interpreta
l’alzavola. È incapace di lasciarsi andare
dall’anima dell’acqua. In un altroverso
forse accadrà, ma siamo prede e anch’io capisco
che non corre buon sangue tra l’occhio che punta
e il naso puntato di qua. Questo è il suo vero nome
pur non essendo questo il luogo adatto per chiamarti
forma più amata dall’universo, e trovo convinto
alla finestra il fulcro del grande sollievo: francamente
però mi pare immaturo rimanervi appiccicato,
più mosca che altro.
 
Capita in questo momento che i fiori sbaglino le date.
 
Il calicanto ha già liberato il sole dal suo impegno.
In questa stanza il giallo che ci ha invaso da oriente
è odorabile a sera. Mio padre, nelle poche giornate
vissute nel posto in cui la sua ombra era rimasta,
custodiva un concetto inespresso: la periferia accelera
i corpi in prossimità della levata. Questa civiltà
stride quanto i fogli usati per asciugare
il vetro sul quale tutti alitano.

 
Io avverto la finestra come sobbalzo e calma
la trasparenza batte colpi rilassanti, atoni.
Batte la luna i domini alle porte dell’alba,
il sole li spinge in un altro campo e quelli
rimbalzano per tornare. È una partita scontata,
tutti gli spettatori sanno il risultato, ma c’è chi
apre gli scuri con formule antiche, e tu, padre,
che nemmeno immaginavi dove il cinema arrivasse,
non eri preparato a recitare la tua parte di naufrago.
Increspavi la fronte quando quietavi le zattere sbandate
negli sperduti mari tra i fari monoculari e più
questi richiedevano attenzione, più gli scogli
e le secche che indicavi si facevano introvabili,
uscendo di casa.
 

 
 

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