Aperta la porta della camera, senza neanche sfilarmi il soprabito, mi catapultai sul divano e completamente abbandonato al nulla cominciai a fissare il soffitto. Era stata una giornataccia da incubo…m'ero svegliato alle quattro del mattino per essere all'aereoporto La Guardia in tempo per il primo volo per Boston. Una faticaccia poi ricompensata dall'ottimo esito dell'incontro con Mr. Lancey. Feci quindi appena in tempo per il volo di ritorno a New York delle 17,30.
Ora era tutto finito….. Salivano dalla strada attutiti i rumori del traffico. Mi alzai dal divano e mi recai alla finestra per dare un'occhiata sottostante. In verità non avevo ancora deciso che fare per la serata. Avrei potuto chiamare il mio amico Roby per una capatina in quel vecchio ristorante indiano sulla Cinquantaduesima oppure restare in albergo e farmi portare qualcosa in camera, visto che cominciavo a sentire la stanchezza e alla TV avrebbero trasmesso una importante partita di basket.
Decisi di uscire da solo e affogare i miei pensieri tuffandomi tra vetrine sfavillanti e sirene metropolitane.
Appena fuori dall'albergo venni accarezzato da una raffica di vento e mi tirai su il bavero del soprabito…accidenti com'era calata la temperatura. Svoltai a sinistra verso la Settima Strada e camminando rasente al muro cercavo di evitare i colpi d'aria che frullavano intorno e mi scompigliavano i capelli ( ho sempre tenuto alla mia pettinatura….)
Incrociai uno strano ometto che mi fissò con due occhietti semifurbi tratteggianti un sorriso appena accennato.
Mi colpì il fatto che teneva a fatica un grappolo di palloncini colorati nella sua piccola mano destra. Sempre guardandomi scese dal marciapiede e iniziò a canticchiare una strana canzoncina dai toni infantili. Mi domandai che ci facesse un tizio del genere, dal viso tondo e rubizzo e un cappotto liso sui gomiti con un mazzo di palloncini in mano nel centro di Manhattan…forse stava rientrando da Central Park ma la giornata non era stata proficua per lui visto l'alto numero di palloncini ancora ondeggianti al vento.
Ero praticamente solo sul marciapiede quando il mio sguardo venne catturato da una banconota verde che mi svolazzava davanti al naso. Sull'istante realizzai che si trattava di un bigliettone da cento dollari e cercai di afferrarlo al volo. Come una farfalla impazzita ondeggiava qua e la e avevo l'impressione che lo facesse divertendosi.
Dopo pochi secondi di oscillazioni un deciso colpo di vento schiacciò la banconota sul muro del palazzo immobilizzandola. Mi spostai e mi inchinai e immediatamente dopo che feci il movimento del corpo, afferrandola, sentii alle mie spalle,vicinissimo, uno schianto fragoroso. Mi girai e vidi, ad almeno trenta centimetri dai miei piedi, una voluminosa lastra di metallo di almeno mezzo metro, che era precipitata dall'alto…
Alzai la testa e notai che agli ultimi piani dell'edificio v'era una piattaforma. Certo serviva per lavori di ristrutturazione e il forte vento aveva senz'altro causato qualche cedimento. Non mi fossi spostato verso il muro sarei già stato a colloquio con San Pietro tra le nuvole del Paradiso o con Lucifero tra le fiammelle dell'Inferno. Guardai la banconota che avevo in mano: era un dollaro…ma per me valeva una vita.
Si accostò una volante della Polizia e ne uscirono due poliziotti per verificare quanto successo. Il più grosso, un uomo di colore dalla faccia simpatica, dopo alcune domande sull'accaduto, mi guardò con i suoi occhi nerissimi e quasi ammiccando mi disse: "This evening you have to say thank to your guardian angel….."
Mi girai e lo vidi ancora….. il sorriso di un uomo dal viso tondo e rubizzo, un cappotto liso sui gomiti, un mazzo di palloncini colorati in mano….l'ultimo uomo di questa storia
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