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Voci

 

 

Le senti vibrare attorno a te, sopra il rumore delle stoviglie, ti sovrastano; sono le voci; suoni articolati che diffusi nell’aria formano mappe vocali, seguono percorsi casuali, infiniti.

Provi una sensazione rassicurante nell’ascoltarle, quasi fossero un lieve adagio genetico. Osservi gli sguardi degli astanti, cogli le loro sfumature, almeno così ti sembra, tra una mozzarella spruzzata d’origano e un piatto di tagliatelle, poi curioso, ti servi di quella macedonia di suoni.

 

- È la trota salmonata, questa? - esclama lei con fare pacato, dominata completamente dal nero, non quello integrale dell’abbronzatura, bensì quello degli abiti scuri, molto eleganti a dir il vero.

- Pesce di fiume, uhm, uhm… - fa eco il suo commensale, all’altro lato del tavolo.

Nel fragoroso via vai delle persone che salgono la scalinata, reggendo attente i loro vassoi, ti accorgi che inseguono arcani percorsi interiori, incroci i loro sguardi, colti alla sprovvista, ti fissano con occhi interrogativi oppure diffidenti.

Senti i trilli dei telefonini, risuonano all’interno del locale, rimbalzano tra le pareti, sovrastano insistenti gli altri suoni, sembrano il richiamo di tanti grilli in amore.

Ovunque regna una chiassosa solitudine tra le singole esistenze. L’anziana signora, dopo aver messo un altro paio d’occhiali sopra di quelli che ha sul viso, apre la busta Posta-tel, osservando attenta il foglio ripiegato.

Lei, dal taglio dei capelli disinvolto come i suoi vent’anni, parla all’amica accentuando, nel suo parlare, le vocali finali delle parole facendole seguire da una cantilena sincopata.

- È gente cheee…oooh…ma viaaa…

Assorta nel suo parlare, svita il tappo della bottiglia, l’acqua scende, riempie il bicchiere, supera l’orlo, lentamente lambisce la tovaglia di carta.

- Oddio… guarda cosa ho combinatooo!

La voce dell’amica fa da contrappunto:

- Ti metti in mostra, vero?

Ad un tavolo, lui, mesto guarda fuori della vetrata, lei pensierosa fissa il piatto, mentre la sua maglietta nera appoggiata alla sedia, scivola lentamente a terra come un sipario che cala, chiudendo, il primo atto di una commedia.

- Però, fra i neolaureati è l’unico che c’è l’ha…

- Che cosa?

- Ma il master, caro.

- Suvvia, non ti accorgi che…

Dalla scalinata, la folla scende a piccoli gruppi, mentre la bambina seduta al tavolo in fondo alla sala si guarda attorno con occhi attenti e inquisitori.

- Questi, lavorano a milioni al secondo… - dice lei.

- Hanno sparato un’offerta di un miliardo e mezzo. - dice lui.

Quattro tavoli, quattro sedie, poi ci sono gli scalini, li conti, sono sedici; la musica, poi loro, le protagoniste di questa giornata: le voci.

Lui con addosso una tuta blu, scende la scala, strattona la bambina che si agita al suo fianco.

- Ho male alla pancia - dice lei.

- Dove? – domanda lui, prendendola in braccio.

- Bugia… bugia…- allegra risponde la piccola, poi dice:

- Dov’è il mago? Dietro le tende?

Altre voci.

- Tu non la pensi così, ma c’è un sacco di gente che non la pensa così.

- Dov’è la toilette?

- Sotto la scala, ci sono le indicazioni.

- Oh, buongiorno; è molto che non ci vediamo!

- Cosa fai?

- Biologia urbana.

- Assolutamente in-di-spen-sa-bi-le!

- Posso portare via? - Entra in scena la ragazza con la divisa verde, ti osserva, vedendo in te un mesto elenco:

Un vassoio, due posate, un bicchiere vuoto, due piatti con resti di cibo, una bottiglia vuota, un tavolino da pulire.

Un breve intermezzo, poi nuovamente i suoni delle voci.

- Sai, si dicono tante cose...

- Deve essere spalmato al massimo in un mese. Sai quei misteri della contabilità.

- Ah, la cucina francese, sapessi che gran cosa …

- Io, se bevo un bicchiere di vino bianco, poi uno di rosso…

- Da quando hanno messo la spugnetta dentro le scarpe da tennis, il mondo ha cominciato a rotolare…

- Dov’è finito il sale?

Suoni dei telefonini, altre voci che viaggiano nell’etere.

- Ehi, dove siete sparite?

- Sono uscita qualche minuto dopo l’una, dove sei?

- Ci vediamo stasera, a che ora?

- Sentiamoci…

- Ognuno ha i suoi occhi.

Scendi le scale, davanti a te vedi la toilette, entri e mentre ti lavi le mani e le asciughi sotto un fohn come un’autovettura ad un lavaggio pubblico.

Esci dal locale. L’ultima immagine che si presenta davanti a te, è quella della ragazza con la bambina in braccio; mentre tu le apri la porta, cedendole il passo, mentre lei ti ringrazia, tu colto da un dubbio, pensi:

E se anch’io non fossi un essere umano, ma bensì una scheggia impazzita di quest’universo urbano?

 

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