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Di nuovo primavera

L’anima
alla finestra
dal chiuso
si rivolge al vento
il canto
e l’ombra dei pini
trafiggono il momento esteso
che appare fragile e falso
mentre cadendo la foglia al di là
poggia rumore silenzioso

di primavera

A come Arco

L'arco sta.
Imperturbabile, indefettibile,
continua a ritagliare il cielo azzurro
-oh, così azzurro-

Raggrumato intorno alla chiave di volta,
al cuore del suo segreto,
là dove si scaricano le spinte di contrasto,
sta.

E la figura che si staglia tra i piedritti
diventa idea platonica dell'essere,
materia di luce ed ombra,
proiettata all'infinito.

 

Una macchia bianca

La sua camicia è una macchia bianca sul letto. Lei la ignora: infila nel cassetto la biancheria pulita, mette la borsa nuova sul ripiano più alto dell’armadio, apre la finestra e cambia aria alla stanza. Va a sedersi davanti allo specchio.
E’ bella, oggi; sembra quasi che il trucco di ieri sera le sia rimasto addosso. Ora può girarsi, raggiungere il letto.
Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi se la preme sul naso, sulla bocca. Sorride: che stupida. Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino.

Con gesta delicate appende la camicia nell’armadio, in mezzo alle altre, quasi a volerla nascondere.  Raggiunge il bagno.  Una doccia le farà bene, la aiuterà a ripulire i suoi pensieri, lavando via tutta la confusione di questi giorni. Chiude gli occhi e si lascia scivolare addosso l’acqua quasi fredda. Meccanicamente si versa lo shampoo sul palmo della mano, inizia a frizionare leggermente la testa con la punta delle dita… le sue dita sulla schiena, quella pressione lieve eppure ferma, decisa. Il calore del suo tocco, delle sue labbra sulla pelle. Le mani sulle mani, il respiro nel respiro... Un brivido la percorre, spalanca le palpebre imperlate di gocce. Respira affannosamente, gli occhi fissi contro le piastrelle. Allunga la mano verso il sapone. E’ liscio e freddo, improvviso le arriva l’odore intenso della vaniglia. Metodicamente lo passa su ogni centimetro del suo corpo: i piedi, le gambe, il ventre… E poi le braccia, il seno. I capezzoli turgidi, la pelle tesa. Il suo corpo addosso, i desideri annullati nel suo profumo, nel suo odore. Le ombre lunghe della sera che invadono la stanza; e dietro le tende socchiuse tutto il resto del mondo…

Moebius

Camminando in tondo
Feci il giro del Mondo
Quivi tornando
a Me.

C{E}

Eppure in questi mesi è come se io fossi vissuta in una bolla ripiena di torbido liquido;
Son qui come Ungaretti dei soldati diceva...sugli alberi le foglie.

Son qui anche se a tratti lunghi silente.

C{E}

Chiocciasse un mormorio di pace

Che avessero abbracciato il cielo con un tocco di rugiade
è scritto
sotto i mari impresso
 
che viaggiasse luna
maree
 
inoltrandosi la notte
 
Nei boschi di ciliegi
chiocciasse
un mormorio di pace
 
E gli occhi della Terra fruscianti, all’apparir del giorno
aprissero le braccia narrano
questi naviganti  

P.s. ma si può ancora scrivere così? 

come quando il grano

Se fossi capace
d’asciugare le parole
come il focolare fa
con la fronte stanca
il sole il vento col bucato
poserei muta e cieca
le dita su questi tasti
tesa nell’ascolto
del fruscio di spighe
quando il grano
si fa onda

Cose Così [di mussola]

S
    connessa
vago con la consistenza di un ectoplasma dilatato da una lente verde.
Il peso soffocante dell'amarezza
fa che

Cardiotonico

... accidenti c'è un problema…ho divelto la barriera
grosso danno procurato e un complotto sconfessato
ma tu guarda che disdetta ! tutta colpa della fretta…
s'è scoperta l'ambizione nient'affatto in previsione
simulacro silenzioso di un momento vanitoso
che tenevo sigillato nell'archivio secretato
tra sciocchezze disparate e risorse congelate
poi lasciate lì a morire senza straccio di avvenire
sbrigativo deterrente di un pensiero persistente
con gli auspici rinnegati per gli scarsi risultati
triste azione risoluta di ferocia non voluta
proprio come una condanna che punisce il proprio dramma

per fortuna sono lesto e rimetto tutto a posto
faccio fede che l'inciso non si scopri ad ogni costo
in maniera conveniente, per non dire opportunista
quest'azione di ripiego ha valore di conquista
contro varie imposizioni troppo spesso assecondate
al miraggio che si svela fra le brame trasognate
quell'istinto che non nega un programma più sicuro
una spinta impressionante che rilancia il suo futuro
da portare in primo piano come impulso prevalente
in concordia col principio radicale e travolgente
che completa questa impresa dando forza alla mia mano
e il ricordo del tormento sembra sempre più lontano

ho rivisto il tuo sorriso..

è così, per puro caso che, camminando in una fresca mattina ho rivisto la persona che un tempo

mi faceva diventare matta, una piccola cotta in confronto a quella di adesso, ma comunque significativa soltanto perché riuscivo a vedere la mia anima riflessa nei suoi occhi color cioccolata...
ed è così che per un momento ho rivisto il suo sorriso..ampio e sincero.. simpatico e dolce.. ora il mio cuore batte per qualcun'altro,
ma lo stesso rimane il più bel sorriso del mondo....

L'uomo-stella

Pensiamo all'uomo di Vitruvio. E pensiamolo mortalmente crocifisso, inscritto in quel cerchio ed in quell'angusto quadrato, i simboli di cielo e terra, piegati a misura d'uomo.
Quanto dovrà stare scomodo quell'uomo cui grava sulla testa tutto il peso del lato del quadrato e che non può neanche rischiare di abbassare le braccia per evitare che il tetto del mondo crolli su di lui inesorabilmente. Sì, un po' come Atlante. E che dire di quell'ombelico (del mondo, come lo definirebbe qualcuno) che realmente si fa perno del cerchio, dell'orbita che gravita attorno alla sua figura?
No, non credo sia molto comodo trovarsi bloccati dentro una ruota, invenzione geniale, per carità, ma non per viverci dentro. [Poveri criceti, a cosa li condanniamo!]
Ecco, con questa breve visione d'insieme abbiamo dimostrato quanto la perfezione vitruviana, successivamente rinascimentale, abbia rovinosamente posto l'uomo al centro del mondo. Egli è creatura perfetta e proporzionata in tutte le sue parti, ma quale sovrumano peso deve sopportare questo uomo perfetto per potere confermare ad ogni passo la propria (indiscutibile...?) perfezione? Di quante responsabilità si sono fatte carico quelle spalle dai muscoli doloranti, tremanti, tese come corde di violino e quella testa orribilmente schiacchiata dall'onere della coscienza? L'uomo virtuviano non è contento e lo si vede dalla sua espressione accigliata, dalle sopracciglia aggrottate. No, direi che non lo è per niente. E lo credo bene.
Ma se pensassimo quell'uomo, quello stesso uomo, conservato dentro una stella... sì, una stella a cinque punte, quella che tutti i bambini non riescono mai a disegnare perfettamente, quella forma libera, composta da triangoli, figure perfette e stabili, saldamente poggiate a terra, ma con la punta che anela e tende all'infinito... e che potrebbe anche raggiungerlo! Cosa direbbe, allora, quell'uomo? La cui testa non deve più sopportare il peso di nulla, deve solo permettere alla sua essenza di elevarsi e le cui braccia e gambe possono anche rannicchiarsi formando una palla, una palla infuocata... un Sole?

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