Scritto da © Erunamo - Lun, 15/02/2010 - 21:58
Senza titolo
Attonito
d'emozion disincantato
attendo
il sublime gelido bacio
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Scritto da © Erunamo - Lun, 15/02/2010 - 21:56
Indegni
Indegni
d'un soave
germoglio
che fu
l'amor mio
Or ricalco un sole
che non c'è più
mentre cala
l'oscuro
spegnendo il blu
Il cuore
diserta
Cosa fu
di bianche spiagge
cangianti
agli occhi miei
Sibilline perle
a destar
l'ardore mio
Mi sveglio
c'è solo oblio
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Scritto da © Erunamo - Lun, 15/02/2010 - 21:53
So
So:
Che d'un viver spoglio
m'accingo
a vestir di nero
l'anima
e il ticchettio
la più fausta melodia
mano tremante, atavica
compie il primordial
gesto
So:
dal tetro
coglier
l'infinito gusto
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Scritto da © MaLaLingua - Lun, 15/02/2010 - 21:25
duello
urtarsi frontale
e bocche così vicine
a partorire un bacio
invece si resta muti
a duellare con gli occhi
ma stretti
come squali
nell'"angustità"
di una vasca da bagno
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Scritto da © Bruno Amore - Lun, 15/02/2010 - 18:58
Il miraggio.
ah! poter essere il vascello
che naviga il mare del tuo corpo
le tue cosce fende con la prua
e il rostro penetra la conchiglia
che vogliosa l'accoglie.
e l'ansimare farsi brezza soave
'sì d'accapponarsi la pelle
in brividi sensuali lunghi
e il movimento un cullarsi
nel piacere che morde e liscia
ogni parte di te e di me.
ma, forse, il piacere è un miraggio.
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Scritto da © fantasia - Lun, 15/02/2010 - 16:11
Un uomo nel nulla
Parla da solo urla
a qualcuno che non c’è
fissa stranito il vuoto
e ci vede il mondo
aspetta qualcosa
che non arriva mai
cerca una carezza ancora
qualcuno a tendergli la mano.
Occhi mesti persi nel nulla
capelli grigi sempre arruffati
passo incerto
in un equilibrio ubriaco
e parla
parla tanto a tutti e a nessuno
ripete parole senza senso
(chissà se lo hanno per lui)
chi lo ascolta non se ne cura
ma lui continua a parlare
a urlare ai suoi mostri
nascosti nel nulla.
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Scritto da © adeleadypoesia - Lun, 15/02/2010 - 15:27
Emozioni
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Scritto da © Ezio Falcomer - Lun, 15/02/2010 - 15:17
Il selvatico Antico
A piedi nudi, il bambino
carezzava la ghiaia e il prato,
innamorato
d'aria malarica di palude.
Passava accanto a topaie,
cantine che sapevano di muffa,
di sale, di salumi.
Tentava la cattura
della rana dell'anguilla del granchio,
il ginocchio affondato
in palustre melma,
lubrica e accogliente, possessiva,
tiepida.
Ignaro,
felice,
senza lessico per dirlo.
carezzava la ghiaia e il prato,
innamorato
d'aria malarica di palude.
Passava accanto a topaie,
cantine che sapevano di muffa,
di sale, di salumi.
Tentava la cattura
della rana dell'anguilla del granchio,
il ginocchio affondato
in palustre melma,
lubrica e accogliente, possessiva,
tiepida.
Ignaro,
felice,
senza lessico per dirlo.
Le venture svicolavano, segrete,
per meandri morbosi,
l'inguine urlante di chissacché.
per meandri morbosi,
l'inguine urlante di chissacché.
Astioso muso, soddisfatto broncio.
Era la vita selvatica,
con avi sepolti lì vicino.
Era l’anguria, rossa di festa,
ingozzata per sfida,
con ardenti fauci succhiata:
una mischia, una gara di
acqua piscio e zucchero.
con avi sepolti lì vicino.
Era l’anguria, rossa di festa,
ingozzata per sfida,
con ardenti fauci succhiata:
una mischia, una gara di
acqua piscio e zucchero.
Erano i gatti sgozzati, la notte,
da enormi, orgogliose pantegane.
La matriarca, era,
che negli occhi infilzava
forbici
a galline e conigli;
sgozzava e scorticava
con dolcezza e grazia di nonna,
tutto un sapere di secoli
bisbigliato e rubato tra gli alari.
da enormi, orgogliose pantegane.
La matriarca, era,
che negli occhi infilzava
forbici
a galline e conigli;
sgozzava e scorticava
con dolcezza e grazia di nonna,
tutto un sapere di secoli
bisbigliato e rubato tra gli alari.
Compatto tribale branco
attorno a urla di maiale
e a cipolla con sanguinaccio.
Il sangue fluente, caldo,
su vasca di legno,
libagione
a preolimpici benevoli Lari,
benedicenti già prima di avere.
E i celesti occhi del bambino,
immobili,
da erotica sacrificale furia
ipnotizzati.
attorno a urla di maiale
e a cipolla con sanguinaccio.
Il sangue fluente, caldo,
su vasca di legno,
libagione
a preolimpici benevoli Lari,
benedicenti già prima di avere.
E i celesti occhi del bambino,
immobili,
da erotica sacrificale furia
ipnotizzati.
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Scritto da © redazione - Lun, 15/02/2010 - 14:08
All’Angolo, un'idea di Taglioavvenuto
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Scritto da © Franca Figliolini - Lun, 15/02/2010 - 13:32
Ares e l'amore
Io sono il distruttore di uomini
l'assassino
colui che è macchiato di sangue,
Ares, il brutale.
Non dio della guerra,
ma della furia cieca della battaglia,
dell'assalto alle mura,
del sangue che scorre a fiumi.
Voi, che rispettate Atena,
l'astuta stratega del combattimento,
esperta nell'arte di ingannare il nemico
e spingerlo nel precipizio,
e odiate me,
considerate questo se potete
: che io mai ingannai nessuno
e che spesso fui sconfitto
e anche deriso dagli dei.
E che è me che lei volle,
lei, la bellissima Afrodite,
infelice sposa del triste dio del fuoco,
mio fratello Efesto,
il deforme.
Si, io fui amato dalla dea dell'Amore,
e l'amai.
E con lei generai Armònia
colei che porta la pace,
la prima sposa.
E quale segreta trama si nasconda in questo
io non lo so
-ché il fato volle che fossi un bruto-
ma forse voi capirete
cos'è che unisce amore e cieca furia
e me lo direte,
un giorno.
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