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monologo di Afrodite (for James Turrell)

L'altro mio nome è φως luce -

 

era ancora un bimbo e lo sorpresi
mi feci freccia scoccata fino ai suoi occhi
dal mare e poi sabbia e canneto fino a
la latomìa entrai vi entrai
irruppi nel buio della sua mente
vi apersi fessure flegree fuoco feroce
d'amore e cratere di circolare stupefazione
εκ μου το φως
 
era ancora un bimbo e vide
lame d'aurora
gli pitturai il rosso della sapienza
sulla faccia e nello sguardo
ruppi l'ostinato cordame che
gli legava i pensieri
 
from me was the light coming
come albeggiando
 
ed egli s'innamorò
con l'olfatto vide le faglie intrise d'aglio selvatico
vide con le mani l'argilla amaranto del vasaio
con l'udito vide il vento mentre danza
sulle mura crestate del fragore
vide con la lingua l'ordine salato delle cose:
 
siccome abito anche nel fulmine
lo sedussi al λογος
un ιχθύς alato ventaglio di luce scavalcò l'orlo
della scrittura
e ne festeggiò il nome: του Πλάτωνος”.

Intimo

Ti donerò qualcosa di mio
di intimo
col profumo della mia pelle
e della mia rosa
di pizzo nero trasparente
elegante
ti farà sognare
quando la prenderai tra le mani
e sentirai quell’odore
inconfondibile inebriante
così come è rimasto nel tuo ricordo
e con gli occhi chiusi
mi avrai ancora
tra le braccia sulla pelle
e mi amerai
con l’ardore di quella notte
col calore che da sempre sognavi.

Notturno Chopin

 

La luna del Caribe scivola
dal mare al cielo
tra onde che spumano i crateri
e donne che aspettano gli amori.

Ma il violino della scogliera
suona Chopin
e la ragazza dei castelli di sabbia
accarezza le corde
nella penombra di una palma.

La luna del Caribe
spia le gambe della suonatrice di violino
mentre dalla bocca della donna
esce un sospiro
a spaventare l’iguana prigioniera delle spine.

Ed è un notturno di Chopin
che mi accarezza gli occhi
in questo strano sogno
dove anche i granchi
danzano sotto la luna del Caribe
mentre guardo la figura che suona
il violino
nella notte delle stelle incappucciate
e forse mi sorride.

Lenzuola nere di seta nera

una lama di luce sghemba riflette
il bianco marmoreo del tuo corpo
mentre ti rotoli nel nero del giaciglio
pigramente spettino anelli di fumo

il sopore mi assale, membra ottuse
scivolano lente nel profondo del nero
lenzuola come  nere ali di pipistrello
dirigono la mia discesa nel fondo

ondeggia la barca, è troppo il fardello
Caronte pretende doppia mercede
il viaggio è terminato il ritorno è dolore
scorre sul nero la mano incontro al nulla
 

Ciottoli e pensieri

Ciottoli e pensieri.

Me ne vado camminando piano
per vie di ciottoli e pensieri
e le case sono morbide risposte
per l'aria che va inquieta.
Siamo soliti compagni
sullo scivolo del giorno
e mano nella mano
viviamo dello stesso stupore.

Corsa finale.

Se con sorriso incantato ti guardo
oggi
ti sei mai domandato il perché?
Forse un giorno non lontano
ma nemmeno vicino
qualcuno mi tenne
con catena allentata appena
sì, mi teneva poi per mano e io...
non più orecchie
non più occhi
né gambe svelte
o soluzioni.
Avevo il respiro
un gomitolo nel suo affanno
forte, però, di intenzione.
Con quello amico
son tornate a fluire le parole
e gli occhi han brillato
le orecchie ascoltato
e le gambe, ultime, in corsa finale.

L'appuntamento

Sono arrivato sul posto, almeno un'ora prima. Irrequieto dal giorno precedente, quando ci siamo dati l'appuntamento. E' una giornata, ventosa di libeccio, pare, qui sul lungomare. Non c'è quasi nessuno, forse non è l'ora. Guardo alternativamente le direzioni del viale, non so da che parte arriverà, poi.... Una figura femminile. Non so davvero chi sia lei, come sarà e questo sembiante leggero che s'avanza, potrebbe .... Elegante, semplicemente: una giacca a vento scura col bavero alzato per via del vento, una gonna di chachemere color verde salvia, calze di seta fumè, scarpe nere con tacco alto. Ha un'aria volutamente indifferente ma guarda sicuramente verso me. Sorride da lontano, seppur non è quella della fotografia, è lei. Vorrei mettermi a correre ad abbracciarla, invece ci avviciniamo e recitiamo un approccio assolutamente normale, casuale, con tanto di sorpresa per l'occasione. Mi tremano le mani e la voce, con assoluta felicità, registro la sua emozione ed imbarazzo, dolcissimamente dissimulato dal sorriso. Ha due occhi verdegrigiotopazio, infiniti, e la figura deliziosa, formosa, ora che mi è vicina. Ci stringiamo la mano, io spero di tenerla un anno, e azzardiamo un timido formale reciproco bacio di saluto sulle guance. Non escono le parole, balbettii sul tempo, la salute, l'ora e il traffico, mentre iniziamo a passeggiare. La urto di continuo nel camminare, voglio "sentirla", voglio verificare se lei che è qui, ha gli attributi di quella virtuale, quella che sogno. Ci sfioriamo la mano e ce la stringiamo un attimo per subito lasciarla e guardarsi attorno. Senz'altro porre in mezzo, sempre sottovoce parlando di quanto e cosa ci siamo detti al tempo, mi guida verso il vialetto che conduce ad uno stabilimento balneare palesemente chiuso, fuori stagione. Leggi tutto »

Odo Tinteri

di Odo Tinteri

 Minha vida é um vôo de gaivotas .. quem não sabe o mistério do vento

occhi chiusi ...

 
È solo un risveglio da una notte irreale
dove la vita ha il suo cambiamento,
dove tutto si falsifica,
dove gli occhi chiusi stanno
a guardare ciò che veramente vedono.
È solo il buio che si dirada facendo apparire la verità,
la solitudine che prevale su tutto,
in questo risveglio piovoso ,
dove la pioggia
rende più intimo , più vicino ;
senti quello che veramente manca,
mentre un falso sorriso ti attende sempre nelle prime
luci dell’alba.
Quella notte dove tutto nasconde intorno a te ,
quei muri che ti circondano sembrano cadere,
forse affondati in un’anima ubriaca ,

non nasce più

"non nasce più
da nessun ventre di sanità
né per l’onore della Vergine
e non è l’anatomia eterna
ma ha la salma lassù
e la facoltà sulle nostre croci
grida in perpetuo
un lunghissimo dolore
con le spine nel sangue
dipinto
nemmeno morto
e l’anima si ripiega
tagliata
richiusa in quelle ossa
in un atto di dolore
dal collo sulla croce
tagliato e poi raccolto
in uno scrigno una fossa.
È una grave follia farlo tornare
dentro alle nostre dita
lui sta ammassato nel cielo
nelle sue mura
incoronato
come una rosa
con quel palo divino
ficcato in mezzo alle natiche
sta come una ciminiera
un rimbombo"

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