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Il canto del Sito

Tutto era iniziato così, in sordina. La pagina era diventata priva di spaziature.
Quelle strisce bianche che equivalevano alle pause di un brano musicale erano scomparse. I testi perdevano di plasticità, sembravano, nella loro uniformità, spaghetti stracotti, rovesciati sulla pagina, colla.
All'inizio qualcuno aveva reagito, chiesto chiarimenti, ma la Storia insegna che tutto si può fagocitare. E così era stato.
Scomparsa la reazione, tacitate le voci più polemiche, tutto era scivolato in un silenzio siderale.
Un profondo silenzio.
Poi anche il corsivo era scomparso.
I testi erano diventati strisce di parole dallo stesso carattere, senza più respiro, di una uniformità costante. Simili a infiniti soldatini incolonnati.
Dopo qualche giorno il fenomeno si era inasprito. I caratteri dei testi si erano rimpiccioliti.
Si sa come vanno queste cose, la grande Storia insegna.
L'aspetto più preoccupante era accentuato - una vera inquietudine - dal fatto che le tre reti radiofoniche nazionali trasmettevano musica classica o canti patriottici.
Il rombo delle parole era scomparso.
Due giorni dopo, dai commenti erano scomparse anche le piccole immagini, gli avatar.
Un silenzio profondo avvolgeva tutte le comunicazioni. Ogni rumore era scomparso.
Era il canto del Sito.
Fu solamente al quarto giorno che si sentì il rombo dei carri armati in strada.

 

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