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Addio al riparo del molo di controvento

togliti quel grido dalla mente
che increspa l’acqua mobile della fronte
e mantiene le pieghe insistenti alle narici
nella svirgolata dei respiri rapidi.
Smetti la fuga da uno o due perchè
per le quattro epoche diverse dei tuoi lustri
da cui mi giungi nuda e inappagata
con le sette virtù dei tuoi primi amanti.
 
di che parliamo sordi, storditi dalla frusta
d’ogni sguardo su questo molo, trancio
di un quasisera solito?
 
Lasciami a quella minima frangia
biondofilata che spaia ogni piena
di capelli quando cadono a scroscio
quasi un tulle.
- chi ne porterà mai un doppio
del loro verbo sciolto?
hai così tante labbra sulla pelle
da trascinare occhi e nasi
nella coda
quando stanno ad ala gli uomini
per coglierti tra la folla.
 
portati come di una voce ruvida
la zoppìa dei toni monchi
così ti taccio in tutti i miei luoghi
nella bella notte e da un caffè insieme.

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