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Angeli senza Paradiso

 
(Favola dedicata a tutti coloro che per  un qualsiasi difetto fisico o mentale o per colore della pelle o per costume, sono ritenuti “diversi”)
 
 
 
 
 
C’era una volta, tanto di quel tempo fa che ormai se n’è perduto il conto degli anni, un Angelo del Paradiso. Aveva i capelli color del grano che gli fluivano copiosi sulle spalle, gli occhi azzurri e luminosi come un tramonto sul mare. Il suo corpo era nell’insieme gentile, grazioso e possente e la sua voce suonava dolce e soave. Essendo uscito fuori da pochissimo dal soffio del Signore, era quasi del tutto inesperto delle cose del Paradiso ed in special modo non sapeva volare e mal distingueva le nuvolette solide sulle quali poteva posarsi sicuramente da quelle del tutto evanescenti.
            Così, un giorno, mentre svolazzava qual passerotto che per la prima volta lascia il nido, saltò proprio su una di quelle nubi rarefatte e precipitò giù, ed a nulla valsero le sue deboli ali per evitare la caduta. Cadendo attraversò miriadi di stelle brillanti, attraversò il sole radioso di luce e calore, attraversò la luna d’argento, e mentre cadeva il vento lacerò la sua veste bianca lasciandolo ignudo. Cadde e cadde e cadde ancora, infine si schiantò sulla Terra.
 
 
 
Una vecchietta  lo trovò privo di sensi e, folgorata dalla sua insolita bellezza, esclamò:- Ma tu vedi che bel fiore è spuntato qui nel mio giardino!
Poi notò le ali che erano  poco più grosse di quelle di un cherubino e disse:
- Ma codeste sono ali! Dunque, chi è costui? Angelo o demone?-
Tuttavia,  dal momento che gli sembrò più morto che vivo, per carità cristiana, se lo trascinò con gran fatica in casa e si adoperò come meglio poteva per rianimarlo, e tanto fece che egli in breve tempo riprese i sensi.
- Dove sono? –
disse, mentre era ancora intontito per la botta presa nella caduta.
- Sei a casa mia -
rispose sorridendo la buona vecchietta, poi continuò: - Ma dimmi un po’, non si capisce cosa sei te: omo o femmina? Angelo o diavolo? –
-Sono un Angelo caduto dal Paradiso…-
- Cacciato dal buon Dio? -
- No, proprio caduto per imperizia del volo! Del resto sono troppo giovane e le mie ali non sono ben sviluppate ancora -
- Un Angelo giovane? E quanti anni hai? -
- Cinquecentouno, sono appena sulle soglie dell’eternità.-
 
            Eternità o no, da quel giorno la vecchia ne ebbe cura come se fosse un figlio: lo vestì, lo nutrì e lo chiamò proprio Angelo.  Ogni notte egli non faceva altro che rimirare le stelle scrutandovi oltre, verso quel Paradiso dal quale era caduto. Con lo sguardo fisso al cielo tappezzato da astri brillanti pregava il Signore affinché gli desse la forza di volare e tornarsene là da dove era venuto. Ma di giorno, dalla finestra, mirava anche le cose di questo mondo gustandone gli umani sapori. Seguiva l’andirivieni della gente, udiva il ridere di alcuni ed il piangere di altri, sentiva il vocìo concitato dei mercanti che trattavano con le donnette  Sorrise ai giochi dei bambini, ai loro capricci. Infine vide le effusioni di due innamorati e ne rimase tanto colpito da dire alla vecchietta:
- Sai nonnina, ho voglia di conoscere le cose di questo mondo. -  
E la vecchia:
- Se vuoi andare, vai, ma sarà bene che tu mantenga sempre coperto il tuo corpo, ed in particolar modo le tue ali perché a qualcuno potrebbe dar fastidio pensare che esse ti possano portare in alto…più in alto di dove loro stessi possono arrivare. -
Così Angelo indossò  una lunga palandrana che lo ricopriva dalla testa ai piedi, salutò la vecchietta e se ne andò in giro per il mondo.
 
 
 
Ora avvenne che, siccome le ali nascoste sotto la palandrana sembravano una grossa gobba, tutti coloro che lo vedevano lo schernivano gridando:
- Ecco un gobbo scaccia iella! –
e i bambini gli facevano girotondo intorno  ballando e cantando:
- Tocca la gobba, tocca la gobba che fortuna non ti snobba! -
e  tutti correvano a toccarlo.
Egli, credendo, nella sua immensa ingenuità, che quella fosse un manifestazione di affetto, pensò:
- Com’è gentile la gente di questo mondo! Mi fan festa senza neppure sapere chi sono! E cosa faranno se mi mostrerò Angelo del Signore qual sono? -
Detto fatto si scoprì il capo mostrando la sua bellissima chioma bionda, poi si lasciò scivolare la palandrana da dosso e rivelò loro tutta la straordinaria bellezza del suo corpo asessuato.
Un “ohhhh” di stupore generale volò per l’aria e tutti si fermarono a guardare in silenzio quelle statuarie fattezze.
-Ma chi è costui o costei che si scopre senza vergogna alcuna? –
chiese una donna coprendo gli occhi ad un bambino che teneva per mano.
- Ma cos’è?Maschio o femmina? O che? - 
intervenne un giovane che le stava da presso.
- E cosa sono quelle escrescenze pennute dietro le spalle? -
chiese ancora un signore di mezza età.
- Sono ali…-
Rispose seraficamente il diretto interessato:
- Ed io sono un Angelo caduto dal cielo…-
Dapprima un silenzio impressionante dominò tutto il circondato, mentre la gente, guardandosi in faccia, s’interrogava con lo sguardo.  Poi, improvvisamente, dalla folla si levò la stridula risata di un omino basso e grasso che, facendosi largo, venne avanti e disse:
- Ma guardate un po’ com'è combinato questo pagliaccio!
Prese un grosso pomodoro da una cesta che era nei pressi e glielo lanciò addosso gridando:
 - Buffone!-
Tutti risero e cominciarono a lanciargli contro altri pomodori, verdura, mele, arance e perfino pietre. Angelo, incredulo per quanto stava avvenendo, dapprima non si mosse, poi  fu costretto a fuggire  perchè inseguito da una masnada urlante di uomini, donne e bambini che continuavano a lanciargli contro tutto quanto capitava loro sottomano.
Signore! – gridò – Cosa ho mai fatto per meritarmi questo!?
 
            Mentre fuggiva per un vicoletto, una porta di una casa si aprì ed egli, senza pensarci due volte, vi si infilò dentro prima che la torma selvaggia se ne accorgesse.
Vi abitava una giovane donna: aveva i capelli lunghi e morbidi di un chiaro color di castagno. In un viso candido come la neve spiccavano due bellissime labbra qual dolci ciliegie. I suoi occhi grigi sembravano due perle immerse nel verde del mare. In poche parole, era tanto bella che Angelo, nel vederla, rimase incantato. Ma tanto splendore era solo cosa vana perché il corpo della ragazza era minato da un male terribile che già le aveva tolto il dono della parola. Nei giorni che seguirono ella si prese cura dell’Angelo e lo tenne nascosto agli occhi di coloro che non ne concepivano la diversità. Tra i due si instaurò un dialogo fatto di sguardi, di assensi, di sorrisi, e le parole, affinché s’innamorassero l’uno dell’altra, furono davvero superflue.
            La ragazza lavorava come lavandaia ed era un gran bel vedere quando sciorinava le tele nell’acqua limpida di un ruscello mostrando il suo viso sorridente tra lo svolazzare di mille bolle multicolorate che si diffondevano e scoppiettavano d’intorno. Oltre che bella, era solerte, comprensiva e gentile.
            Ora Angelo, di sera, non scrutava più tra le stelle per vedere quel Paradiso che aveva perduto, ma restava a guardare, sospirando, gli occhi socchiusi della fanciulla. Aveva paura di addormentarsi e non sognarla o svegliarsi e non vederla più accanto a lui. Ormai erano innamorati perdutamente.
- Dio che tormento! – pensava – Lei può baciarmi, ma non può mai dire “Ti amo”, mentre io posso stringerla tra le mie braccia, ma mai averla completamente! -
- Signore…- disse una notte – mentre le stava d’accanto – perché mi dai sì gran tormento per non poter amare anima e corpo di questa tua dolce creatura? -
Allora una voce proveniente dal buio, con tono pacato e soave, rispose: - Tu sei un Angelo destinato alla gloria del Paradiso, non puoi perderti in umane passioni…-
- Ma io…ho trovato qui con lei il mio Paradiso, Signore, l’ho trovato, in questo mondo dove son perseguitato, nello sguardo di questa fanciulla. Ti prego abbatti il suo male, fa che le parole le tornino alla bocca!  In cambio riprenditi la mia eternità e lasciami pure in questo inferno di gente da me così diversa, di gente insensibile, egoista e superba.-
            Il Signore, nella sua infinita saggezza, dispose le cose in modo diverso: donò ad Angelo l’umanità, in modo tale che potesse amare il corpo di quella giovane, della quale, però, dopo breve tempo, si prese l’anima. Angelo visse nel suo ricordo per tutta la vita, e, quando la raggiunse in Paradiso, s’illuminò ancora di più del suo amore nella Grazia di Dio.
 

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