Scritto da © Piero Lo Iacono - Dom, 11/12/2011 - 11:29
ARETA (mia figlia a 6 anni)
“Non ti preoccupare papà -mi dice-
se mi perdo nel bosco
poi io seguo le vostre tracce
e vi troverò
e la famiglia si unisce di nuovo alla fine!”
Imparammo -ricordi?-
che lasciar libera una farfalla
era più gioioso che catturarla
(-specialmente dopo averla catturata-).
Che aiuto potevi più darle col pianto
se una di quelle aveva perduto
un’ala in volo appena sfiorata?
Clelia ci avvertiva tutti:
“Non toccate i fiori che crescono.
Se no li uccidete!”
E tu in lacrime imploravi un gracile sogno:
“Perché non sono un fiore o una farfalla
con le ali più grandi del mio corpo?”
Nascondevi, bricconcella,
le penne dei gabbiani
e delle gazze nelle tasche
assieme alle corolle stropicciate.
Ma il tuo pianto più grosso
fu quando buttammo via
le due-tre fragole marce
che conservavi da giorni
sotto il materasso del letto.
10-6-2009
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