Compianto su Silvio (non ancora) morto.

 

Non ostante il dissenso che avverto nell’argomentare di ciò che non voglio e che non condivido, compiango in S B. la vittima di una diktat assoluto e inderogabile che lo piega ad una grandezza che non gli compete. Compiango nel suo homunculus patetico e persino clownesco la coazione che, dall’interno, gli rode l’anima, obbligandolo ad un epopea dissonante e quasi sarcastica della sua ridicola miseria intellettuale.

Compiango in quest’uomo piccolo e arido la coazione a ripetere che lo spinge all’ipertrofia, come un rospo gigantesco e magnanimo. Compiango la sua batracomiomachia inutile contro l’illuminismo, contro l’Umanesimo, contro il Logos, la sua armata di rospi contro il mondo platonico, contro una ragione cosmica che non può battere, ma cui “eroicamente” contrappone una ragione comica, invece, intessuta sulle barzellette e sulla diatriba calcistica.

Compiango in costui i defatiganti conati di un’intelligenza che non prevede e che deve viceversa sforzarsi di produrre, in un puntiglio corrosivo che, non essendo alla sua portata, è perfettamente inutile. 

Tanto corrosivo che egli si decompone letteralmente sotto le telecamere, perpetuamente puntategli contro. Ecco, compiango questa morte per squagliamento che si va compiendo sotto l’ignea vampa dei riflettori, senz’altra giustificazione che il soverchio travisamento che ha posto sul cammino di una totale nullità il pallino di una trasfigurazione imperiale.

Requiem aeternam dona eis Domine.