La faccia da cavallo, i capelli crespi e scuri pettinati
all’indietro, le gambe storte.
Raramente veniva con noi
perché aveva lezioni di violino e di canto.
Lo saltavo meglio io il muretto della scuola,
bionda e agile come un grillo
atterravo sulla ghiaia con un volteggio.
Lei non imparò mai.
Tutti i trucchi dei maschi, come quello del salto,
me l’aveva insegnati il mio amico, Renato.
Tante volte lui aveva provato a baciarmi
non c’era mai riuscito, io passavo i pomeriggi d’estate
ad aspettarlo sullo scalino della bottega di mia madre,
quando arrivava si partiva con le fionde in Petraia.
Lo amavo.
Un giorno, per scherzo, gli chiesi:
- Ma dimmi un pò chi vorresti come fidanzata? Me o Rosanna? -
Fui perfida lo ammetto perché Rosanna era brutta, l’ho già detto,
e quella volta ci aveva seguito ed era caduta in un fosso: pessima figura!
L’avevamo presa anche in giro.
- Si dai, diccelo diccelo! -
fece lei all’istante e rideva e batteva le mani, divertita.
-Che coraggio! pensai.
- Ve lo dico domani - rispose Renato cogliendomi di sorpresa,
poi m’afferrò per un braccio e mi dette un bacio
sull’angolo della bocca.
L’indomani aspettai fino a sera ma, inutile dirlo, lui non venne..
mag.09 - piccole storie
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