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Scritto da © Piero Lo Iacono - Mer, 30/03/2011 - 17:09
A GIACOMO LEOPARDI
“Uno dei più grandi pensatori dell’Occidente” (E.Severino)
Meglio ti è essere infelici che mediocri.
Meglio soffrire che annoiarsi.
Se l’uomo patisce non si annoia.
Meglio aggobbirsi che inaridirsi
di seccagna e disuria.
O tetro Tedio.
Tutti i piaceri ti sono vani.
E più verifichi più vanifichi.
L’avaro vero dalla culla al nulla.
L’indefinibile apeiron senza conforto di arché.
La ragione è contronatura.
Non si trova infatti nelle bestie.
Contraddizione in me.
Nemica della felicità.
Non è vero che la verità vi renderà liberi e felici.
Meglio la gola tagliata,
le dita che dolgono
nelle mani coi crampi per lo scrivere,
le orecchie a sangue per il raspìo della penna
e gli occhi secchi di leggere.
Traluci Recanati del suo urlo di Munch.
Consumarci in un deserto Giacomo
“tra le sabbie e il vipereo morso”.
“E tra gente
a cui sapere e dottrina
sono nomi strani
e argomento di riso e di trastullo”.
Ma l’odorosa ginestra lodiamo
“contenta dei deserti”
che un profumo manda
e la desolazione consola.
La fragile ginestra
non supplice di preghiere.
Non implorante pietà.
Che non si erige come l’uomo
con vanto di eternità o di stirpe divina
sopra la lava o contro il fato
ai quali invece sorride aulente.
Le rimembranze chiamo in radunanza
e il dolce confidente immaginar
di lontananze mi stanza.
Le speranze,
in fole di ameni inganni,
a stuoli di acerbi errori e di puerili raggiri
dalla tua indelibata giovinezza,
un vento ci svola.
Vaneggiare è sperare. Vagheggiare.
O Piacere del Sabato sabbatico!
Più durerà l’attesa e più la felicità.
Speranza che fingi e dipingi
un piacere maggiore del possesso stesso.
Mentre la Natura “ognor verde” e risorgente
del nostro esistere si preoccupa
e non del nostro bene.
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