Il conflitto dell'anima (2^ parte, Le fantasie dell'anima) | Poesia | Francesco Andrea Maiello | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il conflitto dell'anima (2^ parte, Le fantasie dell'anima)

 

Cara umanità,

senza ombra di dubbio

sei animata da profonda essenza

che è la triade dell’io profondo,

ad immagine e somiglianza

di Colui che con cura e premura

così ben ci confezionò;

chiamiamolo pure come ci pare,

ma sul nostro Salvatore cosa c’è

da dubitare? Non c’è niente da confutare.

Dopo tanta vanagloria e sicura filosofia,

tornando con piedi ben saldi a terra

e continuando con l’interior conflitto,

al solito egoista, mente o pensiero,

piacciono davvero tanti soldi

per cui a vele spiegate,

nonostante le botte in testa,

naviga da tempo in sistemistica

sognando future avventure

che rimangono sempre sogni.

Anche in queste innocenti illusioni

c’è il richiamo del solito rompiballe

che pure queste, solo finzioni,

mi manda all’aria, ricordando

più seri impegni da attuare.

Per carità non parliam dell’evento

che ci costò giorni di rabbia:

quei tanti soldi in più

del disattento cassiere, cosa vuoi,

sovrappensiero me li misi in tasca,

nel mio subconscio volevo ripagar

di pari moneta le tante rapine

che poveri noi, in debito con le banche,

subiamo per vera usura, anzi legal rapina;

e poi con la roulette

del tasso fisso o variabile

non l’azzecchi mai, perché

a prender o meglio a rubar soldi

son sempre loro!

Ma tu... maledetto giudice inflessibile,

a dir imbroglione è davvero poco,

mi chiamasti finanche ladro.

È questa forse la recondita

ragione per cui intrapresi

il viaggio nel mio stesso corpo,

proprio alla tua ricerca,

altro che anima immortale

te l’avrei fatta pagar per davver cara.

Sulla soglia della conoscenza

mi son fermato solo per rispetto

alla divinità, ma il dì che poi sarà,

severa... mente e seriamente,

coscienza dei miei stivali

per sempre mi darai conto dell’offesa

a costo di rincorrerti per l’eternità.

Adesso però mio caro subconscio,

fonte di quotidiani assilli,

smettila un po’ con la tua petulanza,

non rovinarmi più l’esistenza

e concedimi finalmente tregua

ormai sulle soglie della vecchiaia.

Ancor non so spiegarmi perché tra voi,

terribili sorelle, c’è sempre tanto rancore

e rivolgendomi a te che sei coscienza,

è una domanda che da tempo

ti volevo far:

ma tu ce l’hai un cuore

se senza un minimo di pietà

spesso hai mandato la tua gemella,

questa povera sorella mente

in tante strane follie?

Bisogna però ammettere

a ragion di pura coscienza,

sempre foriera di verità,

che la mente è talor sbandata,

si lascia andar spesso a cattive parole

e ha pensieri troppo spinti per cui

c’è il freno da azionare,

il bello per fortuna inebria

e illude ad ogni età.

A ritroso nel tempo

ricordo ancora l’inizio delle scritture:

“Nel rinvenire alla vita

mi diagnosticai una falla

che, tra pensieri folli,

la mente mi spegnea”;

da queste epatiche follie

sol per divina pietà

feci ritorno alla realtà

proprio dall’aldilà,

saltando un immane baratro

“che ad ogni mortal è sempre alfin fatal”.

Nella speranza di un vostro accordo

stavo cambiando tenore di vita e,

finalmente pensando a me stesso,

già trasvolavo mari e monti.

Caro Franco, fermati qua,

non andar oltre con questi tuoi sogni

e risvegliati subito da ogni fantasia,

la vita purtroppo è sempre più dura

e la tua presenza necessita qua.

È la prima volta che vi vedo

d’accordo negandomi il riposo

anche in sogni e fantasie,

io comunque ho trovato rimedio

alle vostre quotidiane urla

con tanta musica di buona qualità.

Noto stranamente che con questa

anche voi vi acquietate

alla stregua di lattanti

con il ciucciotto in bocca.

Guarda in vecchiaia che mi doveva

capitar, fare anche da baby sitter

per conquistarmi così la melodia

del silenzio nella pace interiore.

 

 

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