Il rumore del silenzio | Prosa e racconti | Rinaldo Ambrosia | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il rumore del silenzio

(I luoghi del silenzio. Raccogliersi su se stessi, il silenzio espressivo.)
È in quell'antico monastero che scorrendo lo sguardo lungo le pareti, il mio corpo reclama forte la sua presenza. Immerso in un silenzio assoluto, dentro la penombra, conto i battiti del mio cuore. Sento il ronzio delle mie vene, come un tuono, esplodere nelle orecchie. Seguo l'alternarsi del respiro dei miei polmoni. La luce delle candele rompe il buio del luogo. Nudo, penso alla fragilità della vita e al mistero del dopo. 
         Da anni, si è innescato in me un altro tipo di silenzio, ed è il silenzio del disagio. È un silenzio interiore, quello che non comunichi agli altri, perché non puoi, non riesci a descriverlo, a renderlo vivo. Non ti capirebbero, o non saprebbero dire nulla, perché non c'è nulla da dire su un accadimento che la vita porta, anche se questo genera disagio. Non ne è possibile la condivisione.
         Ma è un silenzio che ti accompagna e te lo ritrovi addosso durante la giornata. Fa capolino nei momenti meno indicati e anche se sai darne un'origine (nel mio caso la definitiva perdita del lavoro a 48 anni) non sai comunque definirne i contorni, non riesci ad attenuarlo, a contenerlo e, la convivenza, con il passare degli anni, diventa sempre più stretta e pesante; ci convivi come con una malattia, una scarpa stretta, un graffio sempre vivo sul corpo, sapendo che quell'assenza, quella perdita è ormai definitiva, ed è una marea che ha generato un riflusso che quotidianamente ti lambisce.
         Mentre fuori di te tutto tace, tutto è normale, il sole sorge e tramonta e i tuoi impegni quotidiani si rinnovano nell'alternarsi dei giorni, il tuo silenzio interiore è rotto. C'è un brusio determinato da una mancanza di prospettiva, da un senso di crescita annullato: sei un punto immobile della linea che ha generato una parabola, e sei nell'ultimo tratto, quello discendente. E a nulla serve il puntare verso nuovi obiettivi, immergerti (usando un termine letterario) in nuove avventure. Il serpente strisciante del disagio è lì, pronto a rompere il silenzio e a colpire in un lampo, quando meno te l'aspetti.    
 
                                                                                         gennaio 2011
 
 
 
 

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