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Introspezione dalla rocca del buio

Se qualcuno di noi scalcia le pietre dal vero
lungo la strada dalla nascita a qui
come attaccate alla sorte fanno le finestre
battenti contro il vetro del vento
il vento che tutto cancella
il vento che tutto riscrive
sul vetro opaco che separa le partenze dagli arrivi.
se tu potessi ricrederti sulle funzioni nette
del respiro, apprenderesti quest’impossibile gioco
o il dovere una mira
al futuro raccontato di valigia in valigia.
se io potessi… e mi spiego:
credo si debba alla parola la congiunzione
dei baci alle rotule come la mente in cammino. il loro
equilibrio sulla vetta delle cave
e, più in là, il sostentamento delle emozioni
e la pausa nel rotolare tremendo contro spigoli
come la finestra in sorte al vento
come montagne nei dirupi tra gli uomini.
 
quelle rocce compatte sono ampi nei della notte.
come si possa osservare quei neri in quel nero
è dal loro stare come anime al limite
così calibrate da giorni di oscura pressione
precedenti la pelle dei ghiacci
precedenti tutti i miei padri del sud
precedenti tutti i miei figli
contemporanee a questa domanda
di calma ovunque risposta
che esula il pensiero dall’inseguire un cuore.
 
Un vero cuore mai mio
 
che si vorrebbe tornare.

 
 

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