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L'antieroe

A mio padre, Enzo
 
- Papà, ma tu l’hai mai fatto il soldato?, chiedeva mio fratello a nostro padre Enzo, aspettandosi racconti di episodi come quelli che vedeva nei film americani.
- Beh, sai, io sono stato chiamato a fare il servizio militare pochi giorni prima dell’armistizio. Così, gran parte del mio periodo di militare l’ho passato a scappare…
- A scappare?, incalzava Paolo ad occhi sgranati.
- Sì. I militari italiani delle zone occupate, i tedeschi li deportavano in Germania. E lì era molto facile che si facesse una brutta fine. Così, appena vedevo che ci davano le razioni a secco, scappavo.
- Le razioni a secco? Che significa?
- Era il segnale infallibile che stavamo per partire.
Ah, bene, pensava Paolo. Almeno c’era una fuga. Piani segreti, tunnel, documenti falsi…
- Macché. Ci limitavamo a buttarci giù dal camion ed a tornare a piedi a Roma. Poi, quando ero lì, vostra nonna mi convinceva a riconsegnarmi, per evitare rappresaglie sui miei fratelli più giovani. È andata avanti così fino a che non mi sono trovato abbastanza vicino agli inglesi da potermi consegnare a loro.
- Ma…. ti sei arreso???
- Beh, e che volevi? Che combattessi coi fascisti e coi nazisti?
- No, ma…. La delusione di mio fratello era palpabile di fronte all’anti-retorica di mio padre. Un ultimo tentativo:
- Senti, ma il fucile ce l’avevi vero? L’hai mai usato?
- Sì, sì. L’ho usato, confessava sorridendo papà.
- Una sola volta però. E non per sparare. Eravamo in fuga da giorni, senza niente da mangiare, così, quando vidi in quel campo una lepre non esitai… e le tirai in testa il fucile. È morta subito, però. Povera bestia, non ha sofferto…
 
Qui finisce la storia che ci raccontò mio padre, ma io in questo non so come collocare un documento che ho trovato pochissimo tempo fa frugando tra le carte di famiglia. Vi si attesta che Enzo partecipò alla Resistenza, ma di questo lui non ci ha mai fatto parola. E contrasta con l'immagine di assoluto pacifismo, quasi ai limiti dell'obiezione di coscienza, che lui ci ha voluto dare con i suoi racconti.
Erano apologhi? Era la verità? E, a dire il vero, che differenza fa?
  

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