NOCS (sicut nox silente)

 

 

Alex Saviano non avrebbe mai pensato di diventare un giorno un poliziotto. Un vero e proprio sbirro. Tanto meno avrebbe immaginato di potersi trasformare nell’uomo più temuto e pericoloso mai esistito. Nato nei Quartieri Spagnoli di Napoli, da un padre spacciatore di cocaina e una madre gravemente malata di leucemia, Alex aveva trascorso la sua adolescenza vivendo di piccoli crimini ed espedienti. Pur nutrendo istintivamente, sin dall’infanzia, la convinzione che, nonostante tutto, dentro di lui albergasse, nascosto, qualcosa di profondamente diverso da ciò che i luoghi in cui era cresciuto avevano sempre cercato di fargli accettare come unica e sola regola di vita quotidiana.

Un qualcosa che da adulto l’avrebbe definitivamente persuaso di come il destino avesse in serbo per lui ben altro futuro che una carriera da malavitoso. Al punto da riuscire a renderlo la più micidiale ‘arma’ che un corpo speciale d’assalto avesse mai potuto vantare. Il maresciallo Carlo Trezzani era stato l’artefice, una volta che Alex aveva raggiunto la maggiore età, del suo ingresso in polizia. Ed era stato anche colui che l’aveva successivamente proposto per la promozione a colonnello del NOCS (Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza), il corpo d’èlite della Polizia di Stato italiana più conosciuto al mondo.

Ma né Trezzani né nessun altro aveva mai saputo quanto fosse accaduto ad Alex, esattamente un anno prima del giorno in cui aveva ricevuto la sua promozione ad ufficiale. Tornando a casa a piedi durante un violento temporale, infatti, era stato investito e travolto da un’auto pirata di grandi dimensioni, che l’aveva sbattuto con inaudita violenza contro alcune transenne in acciaio presenti nella zona. Di quelle che si usano nei cantieri per isolare le aree di scavo destinate ai lavori di viabilità urbana. Dopo l’incidente, Alex era rimasto privo di sensi sino all’indomani, immobile nel grande fossato al di là delle recinzioni metalliche divelte. Lì, aveva trascorso le ore notturne più gelide, in un misto di fango, pioggia e detriti di vario genere, convogliati dalla pioggia torrenziale scatenata dall’inatteso temporale della notte.

Sino a quando, alle prime luci dell’alba, era stato svegliato dagli operai che cominciavano il loro turno di lavoro nel cantiere nel quale era finito senza volerlo.

Nessuno di coloro che l’avevano soccorso per primi era riuscito a trattenere l’incredulità nel constatare come egli avesse sfondato le pesanti barriere di recinzione, senza però riportare su di sé alcuna conseguenza dell’impatto. A testimonianza di ciò, dopo aver rapidamente ripreso conoscenza, Alex aveva  fatto ritorno a casa come nulla mai fosse accaduto.

Ricordava perfettamente l’istante dell’incidente e del violento urto contro la macchina che gli era piombata addosso all’improvviso, ma non si capacitava del come fosse riuscito a sopravvivere a un tale brutale impatto. Contro ogni logica e ragionevole previsione, non solo non era morto, né aveva riportato alcun segno dell’accaduto, ma aveva al contrario acquisito straordinarie capacità extrasensoriali che si sarebbero in breve rivelate a dir poco incredibili. Facoltà la cui enigmatica quanto strabiliante origine si nascondeva in un terribile segreto che sua madre non era riuscita a confessargli poco prima di morire. Se l’oscura e indecifrabile fatalità di una notte aveva reso Alex Saviano un essere unico al mondo, la misteriosa ragione dei suoi formidabili poteri l’avrebbe invece, trasformato nella peggiore condanna per qualunque forma di male.

Un incubo, sicut nox silente.

 

 

 

 

 

Più o meno così nascono tutte le leggende…