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A ruota libera (Cap. 32)

 

                                                                             XXXII
 
09 Maggio 2008, ore 8.00
 
Alessia è andata a Roma per un corso di illuminotecnica, e io questo we non so proprio cosa fare. Squilla il cellulare, e chissà perché non è a portata di mano. Forse perché sono in bagno??
Corro come un pazzo in brache abbassate per trovarlo, ma in realtà non so neppure io perché. Sui cellulari di solito compare sempre il nome di chi chiama, quindi perché affrettarmi? Boh…
“Ciao uagliò.”
E’ Saverio.
“Ciao nee! Mi ero già convinto stessi cercando asilo politico in qualche sperduto posto del globo terracqueo e terrestre visto che se non ti chiamo io tu…”
“Hai ragione, hai ragione. Stavolta hai proprio ragione, ma…”
“Ehi, la ragione si dà ai fessi, chiaro?”
“E’ vero, hai ragione.”
“Che simpatico! Come un calcio negli stinchi di prima mattina! Ma che cavolo ti chiamo a fare, per farmi offendere?”
“Dai Ciccio, non te la prendere, scherzavo lo sai.”
(Come Piero, anche Saverio spesso lo chiamo Ciccio. O meglio, in realtà tutti i miei amici più stretti li soprannomino sempre Ciccio. E’ un nomignolo che adoro, è più forte di me.)
“E volevo ben vedere che stessi facendo sul serio!”
“Dimmi tutto Save, spara. Deve essere qualcosa d’importante visto l’orario.”
“Infatti, e io stupido che ti penso per poi essere ricompensato in questo modo.”
“Allora?”
“Allora volevo invitarti a una cena a casa di Paola, mia sorella.
A tal proposito, prima di passare ai dettagli, sappi che lei è al momento single, quindi se tu solo provi a far avvicinare il tuo pistolino alla passerina della mia sorellina, giuro che prima te lo taglio, poi me lo mangio al ragù.”
“Issssstttt…. Che male!”
“Devi vedere dopo, quando non te lo vedrai più al solito posto, e soprattutto per far pipì dovrai infilarti una bella cannuccia per evitare di pisciarti sopra la milza. E sì, in effetti, non sarebbe un bello spettacolo!”
“Hai finito di vaneggiare?”
“Dicevo: Paola ha organizzato una cena per pochi intimi ‘single’ stasera a casa sua, verso le nove.”
“Chi saremo?”
“Sapevo l’avresti chiesto. Diciamo che non saremo più di dodici, ed equamente ripartiti.”
“Dici tra gay come te, ed etero come me?”
Per un po’ il mio malessere per la partenza di Alessia sembra essersi allontanato.
“No, tra stronzi come te, e deficienti come me che si preoccupano di un AMICO! Capisci? A-MI-CO!
Roba da matti, io lo invito e lui mi dà del frocio.”
“Ciccio! Ma lo sai che ti voglio bene!”
“Eeeee sì, si vede, come no?”
“Ma certo, anche se sei omosessuale come amico vai benissimo!”
“Senti finiscila stamattina, mannaggia a me che ti ho chiamato. Me lo dovevo amputare il dito.”
“No! Non dire così, potrebbe sempre servirti nel caso in cui…”
“Senti giovane, perché nel frattempo non te ne vai un po’ a quel paese, e ci vediamo poi alle nove da Paola?”
“Ciccio, mi hai messo di buon umore!
Va bene, ci vediamo stasera alle nove.”  
“Se la prossima volta quando rispondi ti gira storto, dimmelo subito, prima che ti metta di buon umore, così ti mando io a quel paese, in anticipo, e occupo un coperto in meno a tavola. Ciao nee!”
“Ciao bello, a stasera.”
E io che non volevo rispondere. Saverio mi ha proprio fatto tornare il buon umore, è sempre troppo simpatico. Un po’ permaloso, a volte, ma un ragazzo in gamba. Eppure, nonostante tutto, quel senso di malessere sordo e strisciante non è affatto andato via, lo sento. Ma soprattutto, qualcosa mi dice che non lo farà.  
 
 
Ore 21.10
 
“Buonasera.”
Viene Paola ad aprirmi la porta, mentre Saverio, seduto sul divano che dà verso l’ingresso commenta il mio arrivo.
“Ehi uomo, a fetenti vogliamo rimanere scarsi stasera, quindi aria, aria… Vedi di andare a farti una pizza con quelli come te!” e ride divertito mentre si alza per salutarmi.
“Paola, ma che bella casa!”
“Dici davvero? Ti piace sul serio?”
“Sì, è bellissima. E poi è arredata come piace a me, è molto accogliente, complimenti.”
“Grazie, l’ho finita di sistemare poco prima di lasciarmi con Gianni.”
“Quanti anni siete stati insieme, se posso chiedertelo?”
“Diciannove. Esattamente diciannove anni.”
“E’ una vita. E io che pensavo di essere uno dei pochi a essere stato tanto tempo con una persona e a essermi poi lasciato.”
“Infatti, come vedi…
Credimi, siamo in tanti, più di quelli che si potrebbe pensare.”
“E anche voi siete rimasti in buoni rapporti?”
Saverio ci ascolta incuriosito. Lui conosce entrambe le storie, quindi non gli stiamo dicendo nulla che lui già non conosca.
“Assolutamente sì. Per fortuna, non è bello quando si creano quelle situazioni di guerra spiacevoli per tutti.”
Penso subito a Monica.
“A chi lo dici, l’ho provato di recente, ma del resto se alcune persone sono così non ci si può far nulla.”
“Alludi a Monica vero?”
Saverio deve avergliene parlato.
“Sì, a lei, ma ora è acqua passata. Allora, quando arrivano gli altri ospiti, e soprattutto, chi sono?”
“Eccolo, il marpione che è in lui affiora puntuale. Ma tu non hai già una storia in corso o mi sbaglio?”
“Ti sbagli: io sono single. Ho una collega ‘speciale’ con la quale sto molto tempo, ma nessuna storia seria. Né con lei, né con nessun’altra.”
“Sì, come no, si dice sempre così.”
Taglio corto, l’argomento Alessia, con lei che è via, mi mette a disagio.
“Allora Paola, dicevi degli ospiti?”
“Sono persone molto simpatiche che frequento da poco. Ci siamo conosciuti attraverso un’amica comune che mi ha invitata a casa di uno di loro, in montagna, per trascorrere qualche giorno sulla neve. Li ho trovati molto divertenti e così abbiamo iniziato a frequentarci. Tranne un paio di coppie, di cui una sposata, gli altri sono tutti single. Poi ci sono…”
Suona il campanello, Paola corre ad aprire. Mentre attende sull’uscio della porta socchiusa i nuovi arrivati, Saverio mi fa accomodare sul divano dove lui era seduto. Quella posizione è perfetta, consente di vedere bene coloro che stanno per arrivare, senza essere notati per primi. Arrivano le due coppie di cui diceva Paola, poi a seguire tre ragazzi che, dal modo di fare in cui scherzano, sembrano essere tutti quanti molto amici, e infine due ragazze. L’ultima a entrare delle due cattura d’improvviso la mia attenzione. Altezza medio bassa, sul metro e sessantotto con i tacchi (a spillo, e già qui il mio sguardo non resta indifferente), gambe magre e senza un filo di cellulite neppure a cercarlo, una quaranta di vita cinta da una gonna, alle ginocchia, di pelle nera molto aderente, (modello tuta di Star Trek per quanto stringe), un seno intorno alla terza, esaltato da un top nero con fasce intrecciate che ne evidenzia lo spacco, viso molto carino (ma anche truccato) con capelli mossi, a boccoli, castani. Onestamente un gran bel tipetto. Non rispondente in pieno al mio modello ideale di donna, essendo piccolina di corpo, ma dotata di un enorme sex appeal. Si chiama Simona (così la chiama Paola quando entra sfotticchiandola un po’ sulla sua professione) ed è il primo avvocato penalista donna che sto per conoscere.
Viene dritta verso di me per presentarsi, mentre nel frattempo mi alzo in piedi per rispondere cordialmente al suo saluto. Sono abbastanza più alto di lei, e la cosa mi piace. Per un istante la immagino nuda sopra di me, con quei seni quasi disegnati che vanno su e giù in un andirivieni da capogiro, e spero solo che dai pantaloni che indosso non traspaia nulla della mia fantasia erotica a occhi aperti.
“Ciao, io sono Simona.”
“Ciao, piacere, Claudio.”
I nostri sguardi si erano incrociati sin dall’istante in cui stava sostando dietro gli altri, vicino la porta d’ingresso, in attesa di entrare. Ed erano entrambi rimasti l’uno sull’altro per tutto il tempo dei vari saluti, incuranti di poter dare nell’occhio ai restanti presenti. La sua voce è un po’ roca, ma devo riconoscere che mi attira parecchio, più di quanto potessi immaginare. Mi risiedo sul divano, accanto a Saverio, perché non sembri sia rimasto in piedi solo per lei. C’è tempo per tampinarla, ma questa Simona mi ha scosso qualcosa dentro. E’ strano, perché adesso Alessia la sento più lontana.
Comincio a concentrarmi sulla nuova arrivata, quasi giustificando il mio interessamento verso di lei con il fatto, assolutamente insignificante e campato in aria, che Alessia al suo ritorno vorrà tornare con Luca.
“Claudio…”
Saverio mi chiama, anzi bisbiglia il mio nome molto sottovoce, ma io al solito sono da un’altra parte.
“Oooh… Claudio, mi ascolti?” insiste Saverio quasi con infrasuoni.
“Dimmi Save, che c’è?”
“Che c’è? C’è che devi lasciare perdere… capito?”
“Cosa?”
“Chi, non cosa, lo sai.”
“Uagliò ma che stai dicendo?”
“Lo sai benissimo che sto dicendo, pirlotto!
Lascia stare quella lì, non è per te, fidati.
Ti fai male, segui il consiglio di un tuo amico per una volta”, e continua a parlare mentre io l’ascolto solo a tratti. Non riesco a fare a meno di fantasticare su ciò che potrebbe esserci tra me e Simona. A cominciare dal sesso. Per me è un aspetto fondamentale e imprescindibile. Proprio pensando a questo mi chiedo se mai potrebbe essere come è con Alessia: sublime. Mai fatto prima di più piacevole e coinvolgente in vita mia.
“Claudio, ma mi stai ascoltando?”
“Sì, e non capisco perché parli così.
Ci siamo appena conosciuti.”
“Lo so, appunto per questo, sei ancora in tempo.”
“Ma in tempo per cosa Save, spiegati.”
Forse ho capito dove vuole arrivare, ma il fatto che mi dica di desistere dall’avvicinarmi troppo a Simona, m’invoglia invece, alla sfida. Una parte di me sempre maggiore vuole arrivare a possedere Simona. Ma non solo fisicamente, che pure è importante, bensì oltre quell’aspetto. Non so, più lei mi guarda, mi fissa, m’incuriosisce coi suoi gesti appositamente ritmati per essere notati, e più mi sento attratto. E’ una donna esperta, sa come canalizzare l’attenzione su di sé e la cosa diventa presto palese.
Saverio m’invita nel frattempo a uscire sul balcone con la scusa di fumare una sigaretta. E’ una bellissima serata e si può quindi stare sul terrazzo senza problemi a chiacchierare in santa pace.
“Paola non ti ha detto che quella lì è miliardaria e tu non potresti starle dietro neppure quindici giorni.”
“Quindi è questo il problema. Il tenore di vita.”
“Sì, e non solo. Frequenta tutti gli ambienti più ‘in’ e più snob di Bari. Io ti conosco, tu non sei così, noi due non siamo così.
Apparteniamo a mondo differenti che non hanno niente in comune.” 
“Ma che cavolo stai dicendo, Save? Cosa ti sei fumato?”
“Le figurine Panini della mia collezione!
Ma che cavolo Claudio, mi vuoi ascoltare?”
 “Guarda Ciccio che io sono un ingegnere, e di buona famiglia, non sono mica l’ultima ruota del carro!”
“Lo so cazzone, ci mancherebbe. Non ho certo detto questo, ciò che sto dicendo vale anche per me, deve essere chiaro. E’ solo che non credo potreste fare molta strada. Tutto qui. Esci da un periodo difficile Cla, evita altri casini.”
“Non lo so, ma ora che mi dici così, voglio vincere questa sfida.”
Saverio porta gli occhi al cielo, ma è stranamente serio. Sembra davvero preoccupato per me. E non poco.
 “Ho deciso Save, entro una settimana riesco a…  scommettiamo?”
“Non scommetto proprio un bel cazzo di niente! Lo so benissimo che ci riesci, ti conosco. Solo vorrei che ogni tanto sapessi ascoltare gli amici, così da evitare inutili pasticci di cui potresti pentirti amaramente.”
“Ma dai Saverio, stai tranquillo… Da come la stai mettendo sembra quasi che me la debba sposare questa Simona.”
“Fhmmm… Conoscendoti, la cosa non mi meraviglierebbe poi tanto.”
“Dai su, non scherzare e non preoccuparti di nulla. Ora entriamo e smettiamo di fare gli asociali, il tuo amico Claudio ha un lavoro da fare!”
“Boh… se lo dici tu.”
Saverio mi guarda stupito, e io stesso stento a riconoscermi. Solo poche ore fa ero divorato dal malessere per la partenza di Alessia, e ora invece...
Mi sento euforico ed esaltato dal fatto di poter conquistare una donna di altissimo livello, ancor più se confortato dal fatto che lei ha già mostrato una prima importante apertura verso di me. Ormai quella con Simona è una sfida non dichiarata da nessuno, eccetto me, ma che comunque non intendo perdere.
 
Quante cazzate che sai dire Claudio, pur di fare ciò che ti pare.
 
 
 
 
 
 

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