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A ruota libera (Cap.13)

                                                              XIII  
                                                        CARMEN                               
 
 
 “Pronto, Claudio?”
“Ciao Carmen.”
Sono freddo. Non so bene perché, ma qualcosa non va. O meglio, non va più con lei. Non mi ha fatto niente, semplicemente è così.
Che non è normale per una persona con la testa a posto, ma in questo periodo io di certo ce l’ho parecchio confusa e scombussolata. La testa, e non solo.
Normale, soprattutto, non posso dirmi affatto.
“Che fai?”
“Nulla di particolare, scrivevo un po’.”
“Dai! Ma davvero?”
“No, per finta. Non sapevo che dire, e così…”
“Mi stai prendendo in giro, vero?”
“Noooo? E perché? Cosa te lo farebbe pensare?”
Il mio tono diventa ostentatamente ironico. Quando mi sento fastidioso, dentro, comincio a essere insopportabile, fuori. Anche per me stesso. E sempre più di frequente, a dire il vero, da qualche tempo a questa parte.
“Dai Claudio! Io ti chiamo dal lavoro, a rischio di essere sgamata, ci vuole solo quello, e tu mi prendi per i fondelli?”
“No… è che ho capito.”
“E cosa?”
“Non mi va adesso.”
“Credimi, non ti ho mai sentito così acido.”
Ha ragione. Meraviglio persino me.
Eppure la cosa resta, non cambia.
“Vorrei capire, ti ho fatto qualcosa?”
Silenzio. Mio, e suo.
“Sappi che non ce l’ho con te per avermi dato buca per il mio viaggio.”
“Che cavolo c’entra questo ora? Ma per favore…”
Ha toccato un nervo scoperto. E io sono scattato. Bastava poco, lei l’ha fatto. So che in realtà anche quello ha il suo peso, ma se non lo voglio ammettere con me stesso, figuriamoci riesca a farlo con lei. Una tipa che non ho mai neppure visto di persona. Sì, è vero, ha una voce che mi fa sognare a volte, così calda, bella, sensuale, ma mica è sufficiente. Sono troppo mentalmente devastato perché tanto basti a farmi stare tranquillo.
“Se non è il per viaggio, allora per cos’è?”
“Ti ripeto, ora non mi va. Punto.”
“‘Marooonna’ mia! Ecche è! (*)
Poi non devo dire che sembri un ragazzino viziato!”
“E con questo abbiamo chiuso.”
“Ma chiuso che?, Claudio! Per favore...
Mamma mia, sei veramente una delusione.”
Non lo do a vedere, anzi a sentire, ma le sue parole sono riuscite nonostante tutto ad arrivarmi sino in fondo. A ferirmi sul serio. Forse perché so che ha ragione, e che mi sto comportando peggio di uno stronzo, per giunta viziato.
La sua voce si è fatta più calda e squillante del solito. Sono riuscito a farle perdere la pazienza.
E non solo quella. Credo anche un po’ della fiducia che mi sono guadagnato nei tanti discorsi avuti in queste settimane, da quando ci conosciamo. Va be’, si fa per dire.
 
(*)Espressione napoletana: madonna mia, che cosa è successo
 
Ore e ore di chiacchiere, discussioni, scambio di punti di vista, nonché sottili provocazioni e accenni di corteggiamento, a volte neppure tanto accennati, sfociati sempre nel costante ripromettersi di vedersi il prima possibile. Di conoscersi di persona, a pelle.
Magari prima a Napoli, poi giù da me, qui a Bari. Anche se vivo con i miei, come lei, per me sarebbe più facile ospitarla, visto che potrebbe andare a Santo Spirito, nella casa che i miei hanno al mare. Al contrario, lì da lei la trasferta risulterebbe assai diversa e più problematica, nonché costosa, visto che dovrei cercarmi una pensione a Pozzuoli. E da quelle parti spesso non sono il massimo, e costano un occhio della testa. Comunque alla fine il problema non sarebbe neppure economico, ho soldi a sufficienza. E’ che sfuggo, scappo, fuggo da me stesso e da tutto, da tutti. Lascio avvicinare gli altri sino a una certa distanza, quella che reputo di sicurezza, per me, per non sentirmi coinvolto da loro, da chiunque, e tale da non farmi ferire in caso di allontanamento, di rottura, qualunque sia la ragione. Di chiunque sia la colpa, o la responsabilità. Poi, quando quella famosa distanza si riduce troppo, sparisco alla velocità della luce, senza una spiegazione, senza un perché. Ma non fisicamente, no… comincio invece, a negarmi e a risultare antipatico, spesso odioso e cinico così che siano gli altri a dare forfait. Troppo complicato fermarsi a rispondere, a riflettere, a capire cosa c’è che non va. Fuori, ma soprattutto dentro di me. Mi fa male il solo pensiero, quindi è così: mi allontano e chi si è visto si è visto. Cosa si possa dire dopo di me, non mi frega assolutamente nulla. Almeno al momento, domani chissà, potrebbe essere diverso (anche se non credo, sinceramente, possa davvero cambiare nulla da questo punto di vista. Né ora né mai.).
“Mi spiace Carmen, non riesco a essere diverso.”
“Sì, sì, sembra che solo tu abbia problemi. Torno a lavorare, oggi preferisco incappare in un cliente stronzo, piuttosto che continuare a discutere sul nulla con uno stronzo e basta.”
“Ah… grazie mille, sei gentile.”
“Mai quanto te. Mi hai fatto veramente male, sappilo.
Volevo solo esserti vicina, niente di più.
Ho cominciato a volerti bene, tu lo sai, l’hai capito, e forse questo è stato il mio più grosso errore. Non lo meriti.”
La sua voce prende a tremare, leggermente, io invece continuo a tacere. Il suo dolore quasi non mi sfiora, non mi tange.
“Ciao Claudio, ti lascio alla ‘solitudine’, l’unica compagna che riesci ad accettare. Del resto, per quelli come te, le persone silenziose sono sempre le migliori, giusto?”
“Dai Car…”
Ha già riattaccato, inutile continuare. La frittata è fatta. Sono un vero idiota. E il bello è che lo so, ne sono cosciente. Eppure non mi riesce di essere differente. Né di cambiare, almeno un minimo. Soltanto ora che la sua voce ha smesso di parlarmi, mi sento il cuore stringersi nel petto.
 
Hai ferito Carmen, e non ne avevi nessun diritto. Come neppure nessun motivo, è questa la cosa più grave.
 
Sì è vero, ma anche Bi lo ha fatto con me, quindi…
 
Quindi che?!
Claudio ma che diavolo stai dicendo? Tu vieni scaricato e tutto il mondo deve pagare? Ma tu sei fuori! Sei fuori di testa! Ma ti rendi conto delle assurdità che dici? Carmen è stata sempre gentile e carina con te, sin troppo.
Ti è stata vicina nei giorni più difficili, dopo che Bi ti ha lasciato, quando avevi un disperato bisogno di qualcuno con cui parlare, di sentirti meno solo. Non ti conosceva neppure, e non ti ha cercato lei per prima, te lo ricordi questo, vero?
E’ stata l’unica a starti accanto, non dimenticarlo pirla!
Ti accorgi di quanto sei cinico e cattivo?
Se non ci fosse stata lei il tuo dolore sarebbe stato molto molto peggiore. Invece tu…
Bravo, ottima maniera per ripagarla
Complimenti...
No, non sei uno stronzo, o un coglione, Claudio. O meglio non solo. Tu non sei proprio un UOMO.
E’ questa la cosa peggiore, il vero problema…
TU NON SEI MAI CRESCIUTO.
 
Grazie.
 
Prego, e va al diavolo Claudio!
Magari lui ti capisce.
Non ti meriti niente. Sei un egoista e un cinico schifoso.
Un uomo di m… lasciamo stare, è meglio.
Anzi no, peggio, un invertebrato senza spina dorsale.
Speriamo non ti chiami mai più.
Né Carmen, né nessun altra.
 
Sì, è così, il mio peggior nemico sono proprio io.
Il giudice più spietato di me stesso è la mia coscienza. Quando lei non riesce ad avere la meglio sulle fesserie che dico, e che faccio, soprattutto, si vendica facendomi sentire come mi merito: una merda, una vera merda. Esattamente come adesso. Nella speranza che un giorno quello che sono possa cambiare. Magari, addirittura crescere.
Sarebbe un incredibile traguardo per uno di 34 anni, quasi 35, che si rifiuta di farlo, da sempre.
E che più passa il tempo, più scalcia per non andare avanti.
Per non assumersi responsabilità.
Di nessun tipo e verso nessuno. Forse Bi ne sa qualcosa, del resto. Di sicuro è quasi del tutto per colpa mia che siamo stati fidanzati per tanti anni, ma senza mai arrivare a un punto in cui sarebbe servito, anzi sarebbe stato vitale, dare una svolta alla nostra relazione.
Un taglio netto al cordone ombelicale del passato da ragazzini. Per crescere, sul serio, e per continuare a restare insieme. Così da non far morire il sentimento tra me e Claudia. Il nostro amore, quello mio e di Bi. E che ora non c’è più, purtroppo. Dopo tredici anni e mezzo, quasi. Eppure, nonostante tutto, comincio a sentire il dolore e il valore dell’offesa che ho fatto subire a Carmen. Dovrei far qualcosa, ma non so cosa. Magari la vado a trovare, lì a Pozzuoli.
Che ne so… all’uscita dal lavoro, e le faccio una sorpresa.
 
Si, dai!
Ameno quello…
 
Di sicuro sarebbe sufficiente a farmi perdonare. Non se lo aspetterebbe mai, e se mi nuovo ora riesco a essere lì in meno di due ore e mezzo, proprio per quando starà per finire il turno, intorno alle 20.30.
Non è male come idea.
Ci penso ancora, e ancora.
Ma no… non mi va.
Dovrei vestirmi di corsa, trovare una scusa con i miei, e soprattutto con mia madre, e poi… e poi non è il caso. Sarebbe il primo incontro e… sì: ho paura. Non so cosa mi aspetta, non me la sento.
Non mi va di rischiare. Saperla a distanza mi rassicura e mi fa star più sereno, più tranquillo. Non dico che non ci andrò mai, lì a Napoli, cioè a Pozzuoli, per conoscerla di persona, ma non adesso.
Non ora, e non in quest’occasione. Dopo la chiamo e le chiedo semplicemente scusa, è meglio.
Sì, sì… è meglio.
E’ meglio così.
 
Il solito…
Scappa Claudio, scappa, continua a fuggire.
Sono proprio curiosa di scoprire dove andrai a finire prima o poi!
 
Dai, non me la sento, per favore.
 
Per favore che? Claudio!
Non ho parole.
Quando diventerai uomo, sarà un gran giorno.
Sino ad allora, non aspettarti altro, e di meglio da me.
Nessuna comprensione.
E comunque, ringrazia di avere almeno una coscienza come seconda compagna di vita.
Dopo la tua preferita, che è la Solitudine, s’intende…
 
Ho detto che non ce la faccio.
Punto e basta.
Resto qui.
Poi la chiamo.
 
Sì, come no.
Vaffanculo Claudio.
 
Anche tu.
 
 

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