Sono passata davanti al carcere, stamattina presto... | Prosa e racconti | poetella | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

Sono passata davanti al carcere, stamattina presto...

[img_assist|nid=9258|title=|desc=|link=popup|align=left|width=200|height=124]
 
Sono passata davanti al carcere, stamattina presto. Un cielo nero, nero. Gonfio. E vento.
Giorno di visita. Dalla gente fuori.
C’erano parecchie donne, un paio di uomini, una macchina parcheggiata con dentro una ragazza che dormiva a bocca aperta. Qualche ragazzino.
Piccolo.
Stavano tutti lì, al cancello chiuso. Una specie di corteo in sosta.
 
L’aria era fresca, quasi fredda.
I ragazzini giocavano come in qualsiasi posto. Uno faceva camminare una macchinina sul muretto del carcere, il braccio sollevato e lo sguardo in su. Sotto la rete, alta. Uno si reggeva con tutte e due le mani al palo della luce, sembrava un abbraccio, e ci girava attorno. Ogni tanto una donna si voltava a guardarlo. Avanzavo.
Poi si rimetteva a chiacchierare con una, vicina. Tutte coi pacchi, per terra, belli grossi. Buste del supermercato piene, piene. Certe con borsoni.
Un po’ di casa da portare dietro i cancelli. Di cura. Di presenza. Fare qualcosa. Combattere l’impotenza. La paura, la rabbia. E così via.
M’avvicino,  col mio solito passo, sto per superare il crocchio e due occhi mi sfiorano.
Una donna..
M’è sembrato di riconoscerla, uno sguardo sbilenco, sfuggente, su un viso magro, su un magrissimo corpo, ma lei guarda basso, si gira di schiena ruotando sui tacchi alti. Subito.
Poi ho capito.
La madre. La madre di un alunno.
 
Porca miseria. Chissà chi era andata a trovare.
Magari il marito, il fratello, che ne so. E poi perché un uomo.
Forse una sorella, una figlia. Il padre. Ho lasciato scivolare via il pensiero.
Mi sentivo un po’ increspata. Ho accelerato.
 
Solo che ho capito la rabbia di Matteo, me lo vedevo davanti, con quei capelli pieni di gelatina e il bracciale d’acciaio. Arruffato dentro. Tutt’ossi. Bella testa e voglia di vendetta.
 
Lui la chiama giustizia.
Ma io adesso lo so di che si vuole vendicare. Ora lo so perché ce l’ha col mondo intero. E parla sempre troppo forte. Urla. Vorrebbe che lo si sentisse, sempre. Ti salta davanti, appena ti vede e comincia. Uno spettacolo incessante. Forsennato.
 
Oggi a scuola non lo interrogo.
Lo sto a sentire.
Gli piace tanto chiacchierare con me. Sei ‘a mejo, dice.
Ok. niente interrogazioni oggi.
L’ascolto. E basta.
(by poetella)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 4 utenti e 5721 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Ardoval
  • Antonio.T.
  • live4free
  • Il Folletto