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Pochi minuti dopo Natale

 

So che mi pentirò di quello che scrivo e forse, forse cancellerò questo scritto perchè forse non è giusto.
Sarà che l'ernia iatale fa' i capricci, sarà che non sono stato attento e una camomilla non risolve, sarà tante cose o dovrei dire saranno state tante cose.
Così conti gli anni 55 e guardi cosa hai, cosa hai? Nemmeno una casa sono stato capace a comperare, nemmeno una casa e mi hanno anche chiesto l'aumento.
Eppure quante volte pensavo che tutto cambiava, poi è andato tutto per il verso sbagliato.
Dire che i miei professori di lettere diciavano ai miei compagni che Giuseppe sarebbe diventato qualcuno.
Nella vita sono sempre riuscito a fare il leader, si dice così ora, leader e di gente, di ragazzi ne ho sistemati tanti e qualcuno mi è riconoscente.
Diventerà uno scrittore, no un giornalista, no il presidente del consiglio.
Cazzate, erano tutte cazzate, però il presidente del consiglio lo avrei fatto bene, quanto meno avrei cercato di migliorare le cose...ma lasciamo stare.
Ho due figli stupendi, con una grande intelligenza e un gruppo di ragazzi che lavora con me che mi adora.
Dovrei dire ragazze, perchè sono tutte donne e non perchè sono belle ma perchè lavorano meglio e sono molto più determinate.
Ho paura del mio futuro, paura per i miei figli, paura per le famiglie di chi lavora con me, ma passerà.
Pazienza se non ho una casa, pazienza se non sono nessuno, pazienza per tutto, però ho nostalgia di quel ragazzo che ero e dei miei sogni, tutti quei sogni che non ho realizzato.

E intanto il tempo si divora

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Conosco quello che senti
perché lo sento anch’io
quando il luccichio brucia forte forte gli occhi
e dentro ti corrode il vuoto

echi scoordinati sulla cava roccia
precipitano sul silenzio.

Conosco quello che provi
perché lo provo anch’io
quando col vestito della festa
ingoi la muta goccia

e intanto il tempo si divora
straripando tutto e nulla.

tiziana mignosa
agosto 2009
 

Dissolvenza

 

Mi addormentai in un tuo sogno
Senza sapere dove io fossi
E mi svegliai sognando
Tra le ciglia incantate
Cullato dolcemente
Come una lacrima
Che ti scivola
Sulla guancia
E tocca
Te e
Poi...

 

In questi giorni

In questi giorni siamo neri, rossi, gialli, bianchi
ma ieri
eravamo bestie
solo fame e
forse, nemmeno la paura
 
Di questi giorni immemorabili
ci porteremo
la ridicolaggine
 
25.12.2009
 

Il grido

Bagliori di luce che squarciano l'aria
disgregano
smembrano
la notte di veglia.
Immobili ed inutili,
la donna ed il morto,
nell'ombra la lama
il sangue
la colpa.

Ayline

Ferma sulla scogliera
Ayline,
a domandarti
se questa è vita,
o lo sarebbe l'altra.
Non ti trattiene
l'esistenza vuota
di passi stanchi
etroppo spesso incerti.
Il tuo respiro Ayline,
il pianto sordo,
diretto al cielo
d'un gelato aprile.
Spengi la luce
convulso mare
serra il bel volto
tra le braccia eteree.

Storia di un amore

Il tempo che consuma non ritorna,
disse la luna al sole
prima di impallidire.
Il sole la rincorse senza sosta
ma non riuscì a sfiorarla,
nemmeno per un attimo.
Poi la fissò in silenzio
da lontano,
ed in eterno
attese il suo ritorno.
 

L'angioletto sull'albero di Natale

Tantissimi anni fa, un 24 dicembre, Babbo Natale stava prepandosi per la grande nottata. Arriva alla stalla delle renne e scopre che stanno tutte male con la dissenteria. Le cura, pulisce e le attacca alla slitta.
Poi va al grande magazzino dei regali, dove può constatare che i nani sono in sciopero e gli elfi decimati dall'influenza.
Per soprammercato i doni nuovi non sono arrivati e di quelli vecchi ce ne sono pochi interi e funzionanti.
Bofonchiando tra sé e sé Babbo Natale riempie comunque due sacchi di doni, se li porta fino alla slitta e li carica.
Solo a questo punto scopre che uno dei pattini della slitta è rotto.
Scarica tutto, stacca le renne, gira al contrario la slitta e, faticosamente, cambia il pattino. E poi di nuovo attacca le renne, carica la slitta ed assicura il carico.
Con la luna per traverso ed il sudore che gli cola negli occhi, Babbo Natale va a casa, per farsi una doccia ma, sullo scalino di casa scivola sulla sottile lastra di ghiaccio che si è formata e cade a terra dando una gran culata.
Imbufalito si rialza, entra sbattendo la porta, semina i vestiti dietro di sé e va a farsi una doccia.
Mentre è sotto il getto caldo sente suonare alla porta: "Dlin dlon".
Recupera un asciugamano e, grondante d'acqua e d'ira va ad aprire.
Sulla porta c'è l'angioletto, appoggiato al grande abete che ha appena portato, che chiede a Babbo Natale: "Babbo, dome lo metto quest'albero?"

E' da allora che, per tradizione, l'angioletto si mette proprio sulla cima dell'albero ...

"Una giornata particolare"

Sulla facciata grigio chiaro
del nostro scolorito palazzo
qui a Pietroburgo, a un passo
dalla Prospettiva Nevskij,
questo nostro inverno russo
sta appeso alla ringhiera di ferro
e sui cornicioni.
Il ghiaccio scioglierà in estate
tuo padre tossisce ora
“Ci vorrebbe del pane”.
 
Dai vetri della stanza
Il brusio assordante…
tra il vapore del nostro fiato
la gente nelle strade, un fiume in piena.
Le campane delle chiese
suonano indomite
a coprire i colpi dei cannoni
dell’Aurora sulla Neva
e della polizia gli spari alla cieca sulla folla.
 
In un istante, anche noi
siamo laggiù, si rotola giù si spalanca il portone.
“Se vuoi, baciami adesso amore
io sono qui” e quasi urlando.
“Fallo dai… che aspetti?
Potrebbe esser l’ultimo.” Dico.
“Oppure il primo”. Rispondi.
“Che si cominci a mangiare… almeno”… sussurri.
Sei bellissima…
 
Sulla strada la gente vola
e anche tu, anch’io…
sulla strada voliamo tutti…
volano i nostri vent’anni.
Ho imparato a odiare, penso.

25 dicembre

ma chi è nato, oggi
il re del paese dei balocchi
ha sciorinato in ogni dove
dolcetti caramelle e cose nuove
una festa dell'avere più che mai
tante luci colori a caro prezzo
da sgranare gli occhi.
Fosse di Saturno l'opera grande
che ricacciar vuoleva agli inferi
i mostri del verno che l'età dell'oro
agognavano per se m'adeguerei
ma troneggia sulla mensa sacra
un gesso di bambino seminudo
che di povertà è segno non di agio
ed ha tutto intorno il minimo aiuto.
Forse non ho giusto intendimento
credevo fosse il dì del sacrificio
nel quale rammentare con l'aprire l'anta
colui che disse in pace e fratellanza
sia condivisa tutta l'esistenza.
Gironzolano i peregrini tra i banchi
guardano e s'illudono negletti
di far parte della festa ridondante
a sera poi eccitati e speranzosi
che al banchetto siederanno prima o poi
s'accucciano tra i cartoni
nelle brande.
 

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