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Agli amici in visita palesando un nido ai miei tetti.

 
Stemmo, non tanto ieri
quanto quei fiori di settembre
che portano salgemma alle narici
come la rena
alle isoipse della riva fa costiera
di racconto nei branchi dell’albergo o a memoria un sole.
 
Poi Salerno, di cui attraversammo strade
avendoci detto che saremmo stati sazi, perché di sera
la notte scompiglia le vele dei turisti
nei vincoli di piazza i vicoli
retti al mare che pure sciabordava magro di luna.
                                              
                                                            << Io avrei ciò che più
dovrebbe mostrarsi per il sonno: la camminata antica - e saltammo
sui gradoni che lasciano il mio duomo: il finlandese a cui non parlavo inglese
e la matematica rumena di buon italiano
e quel romano - il più simpatico di tutti che tu amavi - che ancora qui mi manca

Questa sera


Sfiorai il paradiso questa sera,
guidato dai tuoi respiri
a scandire movimenti profani.
Dolci e frenetici piaceri.
Dimentichiamo di essere mortali,
questa sera.

Franco

Leggermi mi annoia

 

Mi insegnano la metrica,
l'irriverenza del suono,
la congiuntura cacofonica
di una melodia d'archi
e tamburi tibetani,
io non capisco
non capisco.

Leggermi mi annoia,
si mi annoia
e manrovescio le lettere
alla deriva di un ignoto sogno
che deve ancora venire.

Espello poesie come catarro
dalla bocca,
come sudore dai miei pori,
come feci dall'ano,
come urina dal pene,
espello poesie
perchè questo sono i poeti,
gente che rovescia
i residui del proprio corpo
sino a farsi male.

Leggermi mi annoia,
come sentire un rumore
di rane nel cortile
e dislessicamente cambio
toni e ramificazioni.

Tu,
che seduto sulla panchina
correggi più le idee
che la grammatica,
sfoglia
la mia ghigliottina
a doppio taglio.

C'è più amore
in una formica che
per sette metri
trascina al nido
la sua briciola di pane,
che nei settecento versi
inutili e blasfemi di emozione,
scritti in ordinata metrica
di qualunquistica, illustrissima
banale, ordinata, poesia d'amore.

Sete

Magari mi piace anche
esser per te acqua da bere
e scorrere che ancora dormo.
A volte m'increspo
e cresco
e ingoio tutto.
Pure te.
Eppure lo sai bene
che qui ci puoi venire
quando diventi liquido
e in affinità beviamo.

illusorietà poetica

Poco più che un poeta,
poco meno che un demente,
labile è il confine,
la linea oscura
che separa
la nostra illusoria convinzione
di essere presenti.

Passato e presente

Non so quanto di quel che ero
c'è oggi in me: uno spensierato
che poteva guardare una bellezza
senza commozione esitazione
o agitazione. Timido? certo ma
nessuno seppe mai il tormento
necessitato d'esser giovane araneide
che di ragne menzognere
s'attorniava e ad ogni vibrar
sottile si precipitava.
In buona misura ricambiato
delle offese fatte, ora imploro
per incantare idoli nuovi.

Briciole di nuvole

Nevica.
Tutto sembra muoversi con quella tranquillità
che ci viene concessa
solo in quei pochi giorni all'anno.
Nevica.
Tutto sembra sereno e niente va storto.
Si va a braccetto con pensieri sereni
e con il grazie per la benedizione stampato sulle labbra.
Nevica.
E si abbraccia il nulla.
E si guarda il cielo che ci sorride.
E si sta insieme.
E si è felici.
Nevica.
E accettiamo queste briciole di nuvole bianche caderci addosso.
Nevica. Che benedizione.

"D'amore e d'ombra"

Sulla torre di guardia
la vedetta osserva.
Amleto vede lo spettro del padre.
Mosè
la terra promessa.
Ed io, dispiace dirlo
la mia ombra invecchiare.

Accadde una sera di fine estate
dopo giorni di sole
con nel mezzo
trambusti di temporale 
che proprio in quella sera d'ultimo sole
percorrendo come sempre
la salita verso casa
improvvisamente
(quasi dal nulla)
vidi gli anni volare.

Capitò che girassi
(quasi per caso sollecitato come
da una presenza sgradita)
fulmineo il capo
(distratto da lieve disarmonia)
e con la coda dell'occhio
la sorprendessi
(impreparata e distratta)
là dove stava, come al solito
appesa ai miei tacchi.

Dal dondolio del suo intercedere
riconobbi
il tempo passato
e come in un lampo estivo
(io che pensavo, la mia vita, mai
sarebbe, giunta al tramonto)
intuendo l'impercettibile suo ritardo
ad un mio gesto voluto,
dovetti accettare
che tutto ciò ch'era stato
difficilmente avrebbe avuto,
ulteriore seguito.

Quasi si scusò lei 
al fermarsi lì dell'ultimo autobus.
Quasi di profilo ugualmente sorrise
(che mai doma faceva l'occhiolino)
così distante da quando
il sole del mattino l'allungava
appesa alle punte
o il mezzogiorno
ritta la vedevi appena nascosta
sotto al peso del mio corpo.
Mi rassegnai.

Guardai il terreno intorno
e amaramente pensai,
ci son volte che tutti
desiderano ciò che hai
e volte che
quel che hai
non puoi darlo via...
 

"Invincibili noi"

Ti ritrovo così
amica dolce che torni
stasera dalla memoria
e dalla memoria il tempo che vola
ne attraversa i vicoli
e il bus
che passa davanti al portone
...e noi due. Ricordi noi due?
Ci sentivamo invincibili.
Li ad incominciare
che non si sapeva che il tempo si fugge
che i manifesti ai muri arrotolati a colla
di rossa bandiera oggi vengon derisi.

Sogni scalfiti i nostri, passati oggi e traditi
sfuggiti per una strada che scalciò.
Ma sorrideva la vita allora
che si sognava far i grandi o gli artisti.
Piccapietra e noi, le due porte
(che chi ricorda sa) e un banco d'amici
un po' scapestrati ma sani.
Eppure siam qui, seppure distanti rimasti così
tra lacrime appese da un cielo che vola lontano.

Da quei vicoli noi, da un lago svizzero tu
ed io quaggiù.
Sempre distanti io e te
due vite parallele disgiunte
e ineguali le nostre
a rallegrarmi il sogno di adesso
tra il rosso del sole di Nervi che piano sorgeva.

Ma cambiava il destino rispetto al sognato
e Genova, l'adolescenza
mutavano in buona vecchiezza
che il cuore infinito non volò soave
(almeno per me) e c'obbligò al destino.

Eppur son qui stasera... ancora con te.
E quel trentatrè che passa e ripassa
tra un bacio cento volte reso
che apre indulgente ancora... le porte
e riparte.

Vestita all'araba resti per me
bella di sole raccolta
a sognare noi due un mondo diverso
che rimase ciò ch'era, virando persino all'opposto...
Tu che sognavi sfuggente io che sfuggivo vagante
e oggi in un leggero sorriso
di chi ormai adulto che sono
guardo i ragazzi abbracciarsi per strada Leggi tutto »

Il corteo delle vedove

 

Erano in fila
a sussurrare un miserere
dietro i carro funebre
della bara di Pesce Lesso.

Nessuna gelosa
della sua rivale
nessuna vestita in modo uguale
con il lutto nero di follia
al funerale di quell'anarchia.

Pesce Lesso e i suoi amori
caduti dallo scaffale dei liquori
Pesce Lesso con la sua malinconia
figlio di un amore e di una poesia.

Le donne frastagliate
alcune magre altre impacciate
a tessere di lui le lodi
ora che era morto
senza vergogna.

C'era il sindaco in calzamaglia
quello dei terroni e della mitraglia
con il suo fido scudiero
un barbone con il cimiero:

E la banda che suonava
l'internazionale di seconda mano
con la donna del presidente
con un velo sopra il viso
per nascondere il suo sorriso
per nascondere il suo sorriso.

Pesca Lesso quanti amori
quando sogni con la donna di cuori
Pesce Lesso te ne sei andato
un mattino di freddo e gelo
per un infarto sotto vuoto spinto
per un coniglio nero dipinto.

E la gente ignorante
che ora piange il militante
non sa i tuoi segreti
non conosce la tua emozione
la tua morte senza ragione.

Qualcuna piange
qualcuna ride
chi racconta di passione
chi dice che eri solo un imbroglione
ma la morte alla fine ti ha sedotto
e a capodanno hai fatto il botto.

Il corteo delle vedove
si sciolse mesto al cimitero
il sindaco disse che eri un guerrigliero
lui non sapeva che sua moglie
solo per te ebbe le sue doglie
solo per te ebbe le sue doglie.

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