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Minuto segreto

            Un minuto segreto
trova posto tra tanti argomenti.
In giro c’è stanchezza, per una debole ripresa
del freddo. Un minuto segreto aiuta
intorno alle venti.
            È grottesco:
guardo il cielo e capisco
come siamo compresi. Arriva fino ai piedi
e ci contiene. Non tutto chiede spazio,
benché stretto qui dentro.
            Piove,
i ripari si stringono alle facciate
più di quanto occorra. Oppure incassi
il capo e anche tu riduci la superficie esposta.  
           
             Non spero nel platano.
Mi vede alieno, quindi si mantiene freddo.
Non si oppone, ma l’albero è dinamico,
segue la corrente: qualsiasi bocca di vento
opprima il sacro cerchio annuale o il gusto
elastico del legno per le forme incensurate,
certifica la supremazia del verde.
 
Se riesci a battere il tronco, e occorre vigore,
vibreranno le vene del cielo. Quei rami
in un’area dello sguardo sono condotti, temo.
 
                        È vero,
continuamente l’acqua riporta al feto.
                Amo assaggiare la pioggia
e lascio che scorra sulla lingua mia madre,
mio padre, i miei fratelli, con il sangue
antecedente i demoni di adesso.  
                 Alle venti conviene
siano scioti i minerali degli orologi
per rigenerare i sensi; apro le braccia e dico alla casa:
non sono ancora entrato e già mi prendi.
Passo dopo passo il tacco squama le pozze
che assemblano il vapore in grumi pungenti.
Immagino un superessere corpulento
a zonzo sui cumulonembi. Avverto
il suo piede freddo piegarmi la schiena.
                  Che venga il minuto segreto
                        e sia benedetta
l’acqua che libera il cristallo nella terra,
e stramazza le polveri e imbarca i batteri,
                        e quei platani
che non arringano gli alieni, ma li proteggono.
                         Sia data alla nuvola
il carico della sonnolenza e l’affanno
quando via Palestro risale lo scheletro,
prende la città dal calcagno e la mantiene
nell’acqua, in quel punto una freccia la ferma.  
                        Il rumore deliberato dei nomi
usa la geografia indispensabile all’eco. L’eco che avverto
è un prodotto della mia distanza da essi.
Viene da me, come è detto nel manuale d’uso:
le consegne di pesi eccessivi vanno effettuate
prima delle venti.
                        Subito dopo
inizia il minuto segreto in cui le lancette
si liberano del tempo corpulento.
 
 

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