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Ode ad Athena

O Dea,
nel divino sguardo assorta,
contempli dall' Olimpo
il cammino di noi umani.
Il tuo cuore caldo
batte dietro vitrei occhi impassibili,
il tuo petto impazza,
ma compostezza e orgoglio
incatenano la tua Anima.
Perchè, o Pallade,
ostinata è la tua fronte
e contorto il tuo sorriso?
Liberati, o Athena,
dalla coltre della coscienza,
sappi, come Ninfa,
godere dei frutti di Gea,
abbandonati a Sonno,
di cui Zeus è timorato
e lasciati incantare dalle melodie di Morfeo.
Riposa, o dolce Dea,
torna bambina
e ridona al tuo cuore la spensieratezza
che Fato recise al tuo primo vagito.
 
Alexis
13.01.2009

Red over pink

La pesca, traslucida
che irrompe, scolora la notte
 
da suono
epitelio di sangue sottile
 
semplice improvvisa le sue danze
tra mani rilascia fiori
 
primavere di natura madre, quei frutti
tra foglie tenere
discorsi stillati
solitudini
placate di vento ed autunni
confonde di rosa sbocciati in bocca
 
così l'uno
il due
 
 mark rothko: red over pink
 
 
 
J.S. Bach, Allemande,VI;
Claudio Ronco, violoncelle baroque

m'assedio sfinita

Finalmente pin
m'arrendo
 il tuo fresco riso
 è la migliore arma
per combattermi
e sta con me 
gemma primavera
ascoltandoti.
si è bruscamente risvegliata
e del sole ha aumentato i watt.
o mio zuccherino dolce
 mi sciolgo
a quel suono allegro che fai,
fai domino.
 si ripercuote tutto
e mulinello i fianchi
al ritmo di un flamenco.
ma non ho più vent 'anni
e le colonne che impediscono 
a vista l'accesso alla porta del tempio ,tremano,
come se un terremoto
interno e burlesco
volesse corromperle,
indecise sussultano
e in brividi raccolgono gocce fin sulle caviglie. 

compulsivo (?)

ho messo
la bisaccia dei lai
a tracolla dei miei passi
per andare dove mi resta da vivere
senza ascoltare più il canto delle sirene
che i patimenti dell'anima hanno già fatto
infrangere il rostro sugli scogli la scorsa estate.

Il viale degli alberti tagliati

E questa macchina che corre
lungo il viale che va al mare
e tu che sorridi
con le tue mani
sulle mie.
 
Un gregge,
un gregge di pecore nere,
che strano
e tu silenziosa che mi guardi.
 
Gli aironi anarchici
nel lago salato
a cercare piccoli pesci
che sfuggono al luccio,
aironi liberi
che scrutano il cielo
e le nuvole di un Dio multiforme.
 
Dimmi dei tuoi figli
dimmi di quella casa
dimmi di questa vita
perchè non voglio morire
prima del mare.
 

Haiku

la nebbia cola
candelotti accesi
l'inverno si dà

E slaccio i fili

Vivo in quel posto liquido
fatto di umidità leggera
che arriccia i capelli
 e vanifica la spazzola furiosa.
Vivo in quel posto che sempre risuona
colmo di un silenzio che non sa tacere
e in esso mi cullo
e cresco i miei figli senza corpo,
bisognosi solo di sogni
e nessun altro cibo.
Così sono madre
e insieme sono figlia
ogni giorno a tessere i fili dei pensieri
per farne un'unica trama
da poter indossare.
E di tanto in tanto slaccio quei fili
ché i figli han bisogno
pure d'esser liberi.
 

La civetta di Atena

 Dove sarà l'ulivo che piantò sulla collina
la Dea dagli occhi scintillanti?
Dove l'argento delle sue foglie e il nero del tronco
                                                      [contorto?
 
Vorrei nascondermi lì,
ché il sole mi ferisce gli occhi
: io sono fatta per vedere nella notte più fonda,
per discernere e capire.
 
Non lo trovo più
e non trovo più lei, la vergine Dea della saggezza,
Atena che nacque armata
dalla testa spaccata del padre Zeus,
Atena che mi portava sulla sua spalla
e mi proteggeva al riparo dell'Egida.
 
Ero con lei quando mutò Aracne in un ragno
e la Gorgone in pietrificante mostro.
Dalla sua spalla sentii il duetto con il sagace Odisseo,
menzogna contro menzogna,
fino al disvelamento.
 
Ero con lei sempre, sempre.
Ma dov'è ora la mente divina,
la sua capacità di analisi e di pensiero?
Quale mostro l'ha sopraffatta e costretta all'oblio?
 
Lei non c'è più
ed io vago sola nella notte buia
con gli occhi spalancati che s'arrossano
e canto il mio canto
che un tempo portava saggezza
ma ora
è solo presagio di morte.
 
 

Delle donne, o il bruco emerso

Eravamo suppellettili alla dorsale dei limoni
cineserie di pelle chiara
abbrunata nei corsivi delle creste come zolle.
Avremmo dovuto squilli
al fiato del sole: musicheria del prato, ottoni operosi.
 
Una corale sulle avventure d’ogni polline
sui calici contrassegnati
additati ai fuchi. Le farfalle
aperte ai cromatismi di stagione
la loro veste solida
il plaid delle chiome sulle formiche disinvolte.
 
Aprile apre la credenza ai tordi.
 
Per tanto si scioglie
il volo
 
alleluja: è festa
è festa ad ora.

Fate nel Vuoto

Nel vuoto a volte vedo un Mondo bellissimo.

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