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Nati sotto il segno del (C) cancro

come il granchio distrugge per poi ricostruire
così nella mia vita ho alternato gioia e dolore
quando l’ho saputo in me non v’era stupore
in fondo era un cancro e ridevo da morire
 
destino assai strano, giocando con le parole
alienavo la paura, rassegnandomi al destino
sorretto dalla forza dell’amore a me vicino
dopo ogni viaggio nel buio ritrovavo il sole
 
anche per lei la vita scrisse la stessa storia
nata nello stesso mese sotto la stessa luna
vive la vita col sorriso senza paura alcuna
abbiamo distrutto e ricostruito la memoria
 
la luna che governa per noi lo stesso segno
ci ha fatto incontrare scrivendo ugual destino
entrambi abbiamo riso del cancro quel mattino
giocando la partita con nuovo grande impegno
 
ora che il sorriso in sereno si è trasformato
ora che le nostre vite viepiù si sono legate
insieme zoppicando verso la nuova estate
ridiamo del nostro segno come curioso fato
 
nati sotto lo stesso segno, sotto la stessa luna
la vita che ci ha incontrati con noi si è divertita
abbiamo giocato duro con lei la sua partita
nessuno ha ancora vinto, la sfida ci accomuna
 
come due granchi camminando di traverso
ci dirigiamo sorridendo a nasconderci in mare
il cancro non ha vinto contro il nostro amore
truccando la partita nel gioco suo perverso
 

La chimera

è stata una chimera credere
che la bellezza e il piacere
avrebbero placato l'arsura
di vivere ancora fino a domani
e neppure i sentimenti nobili
le cure poste a soddisfare il cuore
il nutrimento dato all'anima
impedirono alle foglie di cadere
all'autunno di avanzare, al gelo
dell'inverno annunciare minacciare
tempi chiusi in circolo predetto.
ora che alfine s'è sciolto l'enigma
che tutto prende giusta dimensione
ed il limite è visibile seppur imperfetto
mi chiudo entro il recinto di rovi
a cintura del mio spazio esistenziale
e dalla collina delle cose passate
posso guardare un orizzonte illusorio
dorato quanto impossibile da raggiungere.
 

Coriandoli

 
 
 
Coriandoli sparsi
da un vento ribelle
le nostre vite
in questo mesto Carnevale
di falsi orpelli e maschere beffarde.
 
Ci illudiamo di volare
liberi e felici
ma il tempo
che trascorre
è giudice e censore.
 
Si rimane qui
come coriandoli sfatti
catturati dal selciato
inzuppati dalla pioggia inattesa
che li trattiene e li punisce.

                              

 
 

Fluttua il futuro

  Fluttua  via il futuro devastato
e alieno come il mare  in burrasca.

Le ombre ossute dei rami sono fuse
in un’oscurità che nella sera
sfuma, la luce lascia tracce in cielo
di pallido arancio e viola screziato.

Una cavità colma di tenebre
si alza e si abbassa al ritmo del respiro.

Sto rannicchiata sotto un tripudio
di ombre. Dopo il viola, indaco e polvere
da sparo, in fondo al cielo,  promettono
pioggia per accompagnare  i sogni
in un tempo diverso che si lasci
disegnare dalle trasparenti dita
di una limpida falce di  luna.

Ci sono

Ci sono
ma non so più chi sono
e non so dov’è
lo sconosciuto luogo
dove ora sono
Ci sono
pazzi in palazzi
palazzine ragazzine
mattoni matti e mattine
matite
appuntite
nel cuore
d’un disperato verso
che ancora viaggia
verso
lo stesso discorso
in cui ci sono
ma non so più chi sono
e non so dove
sono
tutti i pazzi
e matti
in me
mentre ci sono
ma non so chi sono

Tutto e niente

 
Vorrei fermare il Mondo
Per guardare meglio le tue labbra
Mentre fanno di me
Tutto e niente
.
Vorrei fermare il tempo
Per cercare quel luccichio nei tuoi occhi neri
Mentre con un solo sguardo
Mi fai morire senza un come
.
Vorrei fermare il battito del mio cuore
In modo che non faccia rumore
Mentre ti osservo
.
Vorrei fermare il Mondo
Per guardarti meglio
E sorridere
E piangere
Pensando che tanto
Farai di me tutto e niente
.
 

Cuore di rettile.

Era venuto il tempo della schiusa e nel covile c'era molta agitazione, aspettativa. Da tempo ormai, le nascite erano scarse, l'inquinamento, si diceva, aveva modificato anche la genetica e le uova risultavano infeconde o infecondate. Il calore di Balum, la luce delle sue sette lune, facevano il loro dovere da tanto di quel tempo che era difficile immaginare che gli alieni avessero potuto influire sul loro potere riproduttivo. I riti procreativi avvenivano regolarmente ad ogni Nuova Germinazione, quando i vegetali si rinnovavano e gli insetti brulicavano dappertutto ma, ogni nuova stagione, era minore il numero delle nascite.

Dei pensieri, delle voci.

A Orme - attraversando Gil
 
Le vedi quelle fiamme fredde annichilite nel verso del mattino?
Sono ferme e vanno ciondoli nel mondo. Si sfuggono
nell’alveo delle forze ignote ai libri.
Sono di lancio dai bicipiti del cosmo, sono le sue orme.
Sobillano la stasi dei pianeti; rotolano all’oscuro
senza sapere aver accanto un’anima.
 
Un po’ di noi, tutto sommato: noi che cademmo.
  
Rotola il nostro sasso su quel greto nero e andrà alla foce
di un chissà che - penso ad un percorso
che s’inserra nella forra di un altro tempo, esterno
ad ogni età - ma no,
noi non cadremo.
 
Mi chiedi se dimorano castori o altre vite di pionieri?
Forse evoluti o sui sedili alle comete:
le solitudini hanno un gusto quando volute in luoghi;
poi, si congiungono le mani e loro stanno.
 
Non so se credermi ti aiuti, dacchè tu già da solo
reggi un mondo:
è certo che tutto è già o, pure, giacque a inizio di rinnovo.
 
Così avremo pelle fin quando si potrà
la strana voce
che parla alle tue radici provocando gemme.

Ricordi di una barca

 
Ero una giovane barca, 30 anni fa, laccata di fresco, bianco l’interno ed il bordo, di un caldo marrone la chiglia.
Quanta emozione quando piano piano mi fecero dolcemente scivolare nello specchio di mare scintillante davanti a casa.
Mi riempivano di orgoglio i grandi occhi lucidi, le guance rosse dall’eccitazione di tre bimbi adoranti, la soddisfazione di papà Gigi, la malcelata contentezza di mamma Annamaria, lo stuolo di vicini e di parenti che partecipavano con gioia all’evento.
E subito giri, tuffi, pesca all’alba, prove di guida con frotte di ragazzini gioiosi e divertiti che facevano a gara per accaparrarsi un posto a prua e godersi il vento che spruzzava il viso e scompigliava i capelli.
Quale nome è più adatto per una barca così amabile? Non c’è storia: MAROLUSI, le iniziali dei tre adorati figli (Maria Rosaria, Luciano e Simonetta)
Quante cure, quante carezze, quante coccole… Quanti timori ai primi acquazzoni!
-         Che vento soffia oggi?
-         Guarda, la barca ha la prua verso Porto Cesareo, è tramontana…
-         Oggi è volta a sud, è scirocco, farà caldo, ci sarà afa…..
Poi vennero tempi bui. Gigi stava male, nessuno aveva voglia di andare in barca.
Ma la tenacia, la forza, il carattere e le cure mediche ebbero il sopravvento. La barca riprese a solcare lo specchio di mare scintillante col suo carico gioioso, ad aspettare paziente le gare di tuffi, le ricerche di conchiglie, le prime prove timorose di nuoto di bimbi ed adulti fifoni.

Ho scommesso

Ho scommesso
su piedi senza scarpe,
ho tolto i bracciali,
prima uno poi l’altro,
ho graffiato lo smalto,
buttato via i lustrini.
 
 
Ho tolto
i ricci alle parole,
sciolto le vernici,
lavato via i sorrisi.
Dopo tanto sottrarre
sarei rimasta io.
 
 
E ciò che vedo
è piccolo,
ancora non si basta,
di nuovo chiede veli
l’anima nuda.

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