La luna di Dachau
il loro nitrire
il lavacro autunnale dell'orrore
il drago che taglia bionde chiome
in questa luna che balugina sbiadita
tra l'oleandro e il limone
qui a Dachau
gli zoccoli di cristallo
nel chiaroscuro di un lume
in un mistico plenilunio
d'ombra mai vibrate
meste in un cerchio d'ape
irriverenti nel loro essere carne
morbide d’amore
croci abusate nella pace del solstizio
vedo pietre grezze
folli giumente
la fibra indegna degli illuminati
occhi di cani lupo
la vita parcheggiata al limitare del campo.
siamo solo transiti
appoggiati a uno spicchio di luna di talco.
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rincorrere ...
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Suggestione
Il mondo dei balocchi ormai sommerso
nella cartella un pinocchio rotto
guarda in avanti infante in borderline
e passo dopo passo i sogni persi
ma li mantiene qui per ricordare
in cassaforte posti dopo il guado
cosa l'aspetta adesso solo spine
ed una barca posta sulla riva
con sguardo volto colmo di terrore
in mondo immerso dentro la tragedia
dei campi coltivati dalla morte
ricordi tramandati per memoria
per non dimenticare lo sterminio
anime inermi e occhi nelle fosse
Copyright © Lorenzo 27.1.10
- Blog di Lorenzo
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L'importanza di non dimenticare
E' il "Giorno della memoria". Per spiegare il significato di questa ricorrenza non abbiamo trovato parole più appropriate di quelle scritte oltre 20 anni fa da Primo Levi, superstite di Auschwitz, in un testo indirizzato ai visitatori di quel che resta di quel Lager. Un brano di straordinaria lucidità, che suona come un appello accorato e insieme come un monito severo.
La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo, non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere del Lavoro nell'Italia del 1921, ai roghi dei libri nelle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei forni crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto.
Non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo testimoniano gli italiani che sono morti qui. Con noi testimoniano coloro che hanno combattuto contro il fascismo, dai martiri operai di Torino del 1923, ai carcerati, ai confinati, agli esuli, ai nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall'invasore nazionalsocialista.
Eravamo partigiani, combattenti politici, scioperanti, resistenti catturati e deportati negli ultimi mesi della guerra. Eravamo ebrei, provenienti da tutte le città italiane, già discriminati dalle leggi antisemite di Mussolini. Eravamo ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati. C'erano bambini e vecchi alle soglie della morte. Tutti caricati sui vagoni, e la nostra sorte è stata la stessa per tutti: un campo di sterminio nazista.
Non era mai successo, neppure nei secoli più oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi; che si mandassero a morte i bambini e i moribondi. Noi, figli cristiani ed ebrei (ma non amiamo queste distinzioni) di un paese che è stato civile, e che civile è ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo. In questo luogo, dove troppi innocenti sono stati uccisi, si è toccato il fondo della barbarie.
Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita. Fai che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non siano state inutili tante morti. Per te e per i tuoi figli, fai che il frutto dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia un nuovo seme, né domani né mai.
Primo Levi Leggi tutto »
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S’Inarca il Tramonto a Svanire
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I treni per Dachau - Binario 21
un lenzuolo d'inverno e pietà
sui volti di fumo.
Milano dorme il silenzio
sulle ossa stese alla banchina.
Il tempo di un ultimo viaggio
e sarà cenere al velo opaco.
Cos'è la notte senza memoria
delle stelle spente
Artiglia indifferente
lunare abbaglio
inganno
che ancora venga giorno.
A.M. 27 Gennaio 2009©
Giorno della memoria
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Vorrei
Vorrei avere più averi
più amore
più amori
Imparare a barare
ed a bere sapere
più che sembrare
apparire più vero
vorrei rimanere
e non solo lasciare
non sempre assembrare
Vorrei andare volare
Riposare e dormire
davvero Vorrei
un mattino me bimbo
che fui un tempo e rinato
riuscire a non dire
mai più in vita mia
Vorrei
- Blog di Rosario
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Gli scomunicati della danza delle tarantole
le botti splillavano vino
le donne, dalle lunghe gonne
sollevavano i lembi per danzare.
mentre Santa Madre Chiesa
guardava altrove;
le donne, dalle lunghe gonne
danzavano e il loro sudore
era desiderio antico.
sul ceppo,
il figlio era tornato
e suo padre lo aveva perdonato.
sfrenavano i desideri
dei guerrieri dai turbanti saraceni.
chiedevano perdono,
ma le gambe nude
inducevano in nuovi peccati
e minori pentimenti.
che il figlio tornato
mostrò suo figlio appena nato
e la musica cessò.
abbassarono i lembi
e coprirono le gambe
e qualcuna rimise le tette
da dove erano venute.
gridò il giovane
davanti al lauto pranzo
e suo padre
rinnegò la fede,
mentre Santa Romana Chiesa
benedisse un'altra crociata
per non ammettere d'aver sbagliato.
- Blog di giuseppe diodati
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sterminio
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Mare nostrum
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