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Se così nasce un uomo.

 
 
così tutto nacque
dopo che il sole fu passato a bordo dell’ora
con la sua antica fornace da passeggio
in petto:
“ è caldo - si disse - è un cuore e fa fiamme
lo si usi nel vino
lo si lessi “
ma l’ora non era ancora tra decima e la dodicesima
quella del rintocco le ginocchia al vespro
e il sole non frequentava un solo universo
l’universo era un parco di pietre
con tutte le pietre a formare un unico pugno
in una tasca vuota
della giacca di chissà chi
quello che davvero non si sa dove ancheggia
che ancora viaggia
sulla dodge monaco 440 del tempo prima
che Elwood dicesse:
“Signora, siamo in missione per conto di Dio”.
Ma dio non è un frisbee - avrei detto ai ragazzi -
piuttosto un pezzo di Ray, di James, di Cab o forse minnie the moocher,
 
 
e Jake arriva sempre dopo quel titolo
 
Hi-de-hi-de-hi-di-ho!
Hi-de-hi-de-hi-de-ho!
 
Così nacque l’uomo e più che armonica
l’anima è fratta.

Fuga

 
Fuga

Il tuo sorriso fugge dal
mio sguardo,
sento la timida ombra
del pudore
posarsi su desideri
appena sfiorati.
Ti scosto una ciocca
di capelli,
e nel silenzio scuro
degli occhi, indovini le
mie parole.
In quel tocco fugace,
i nostri pensieri, simili
a due fiori solitari,
tacciono nel sapore
mescolato delle
nostre bocche.

Perchè scrivo

 
Io continuo con il proporvi le risposte date dai partecipanti al mio corso sul perchè si scrive:
 
Scrivere: perché?
Scrivere per sognare, scrivere
i sogni, anche i sogni aiutano a scrivere, danno forma e colore alle nostre emozioni. Ma qual è la spinta, l’urgenza di mettere insieme
parole, frasi, pagine, o versi, rime, ritmi anche un po’ zoppicanti?  
Il nostro gruppo ha risposto con grande sincerità a questo interrogativo, ha accolto, direi quasi con sollievo, questo stimolo a guardarsi dentro a porsi domande non banali: scrivo per controllare la tristezza, per sondare nel profondo il mio io insondabile, ma già il tentativo mi consola, scrivo per” stendere al sole le mie radici ”. 
Scrivo per rielaborare e sistemare il mio vissuto entro la cornice di un quadro che stenta a trovare i contorni. La burrasca è passata, ma le onde incalzano e il naufrago non riesce ancora a riposare sulla battigia. Si affida alla pagina per guarire nell’anima.
Scrivo per
conoscermi , per dare forma ai miei pensieri, per scoprire se so scrivere, per il piacere di dire a me stessa “Lo so fare, ho trovato le parole per dirlo”. Racconto la mia storia per dare un senso alla vita, per curare il dolore, ma anche per fermare momenti di intensa felicità.
Scrivo per lasciare traccia di me ai miei cari, ma soprattutto per usare la mente in un esercizio così stimolante, fatto di ascolto di me e degli altri. Scrivere vuol dire prima di tutto saper ascoltare, fermarsi a guardare,raccogliere pezzi di vita dentro e fuori di noi per costruire un mosaico di tessere multicolori.

E mi sovviene

...quand'anche ci fosse un marito pulsa di rosso intorno l'aria

O Dio

O Dio non c’è
o c’è
ed è insostenibile questa presenza
 
O Dio è
o non è
ed è insoffribile questa speranza
 
O Dio è nell’uomo
non è infallibile
e lo spazza via
 
 
 

Epifania

DSC02824

 
Le luci spente, la porta chiusa,
la stanza vuota, la mente si piega
su se stessa,  gli spazi il silenzio
 riempie, quelli che l’amore aveva
occupato, volteggiando cinereo
negli angoli, come un batuffolo
 di polvere ostinato. La casa
deserta la sento che si  acquieta
 con un sussurro lungo, fruscio lento
di sabbia che si sposta in attesa
di vedere un giorno nuovo, d’estate
che corra lontano lasciando viva
 nell’aria, minuscola cometa
di gioiello, la scia d’una risata .

Fai quello che vuoi

 
perdimi trovami
fai quello che vuoi
io non sono
e se sono sono un errore
 
avvoltolata su me stessa
annidata
mi apro solo -a volte-
                        per un sorriso del corpo
non c'è altro che rida in me
ed è l'unica cosa che conti
 
l'anima immortale non esiste
e così non io
io no
 
fai quello che vuoi
dirmi non dirmi per me
non me è lo stesso
 
se sapessimo almeno precipitare
precipiteremmo
                         - insieme
  

Inaffidabilmente certa

rimugino sempre pensieri di Colei
non di podio o lauro segnata
quella struggente dopo vigilia.
Ha pelle di luna, vene azzurrine
lievi un cenno che posti glabri
segnano come fulmini estivi
crepano il plumbeo orizzonte.
Occhi di tenebra fissi come laser
indagano il coraggio più in fondo
io l'attendo sfidando il razionale
per tema di fuggire. La chiamo
per una carezza platonica un'estasi
la sogno per farmi risucchiare
dentro la notte, senza dolore
e ansimo d'attesa.
Idea struggente che mi affianca
segue i fari che bucano la notte
poi improvviso uno schianto
mi desta mi distrae mi volto
"colei che non tollera indugi"
va via pietosamente recando
la vita dell'uomo travolto
da un'auto.

Reale ed invisibile

Portato fin qui come profumo di primavera
come seme che rompe la zolla
inconsapevole del suo potere
come goccia che scava la roccia
 
Impalpabile come il profumo di un fiore
così forte da evocare note di poesia
come musica che tocca il cuore
che si perde nell'aria e vola via
 
Come nuvola che il vento porta dove vuole
innafferrabile come il tepore del sole
vibra l'anima al tocco invisibile
di dita maestre
 
Come strumento scordato e dimenticato
riprende vita, non ode il suono soave
ma lo percepisce dirompente
ed il cuore è il suo tamburo battente.
 

Io ti bevo grano

Io ti bevo grano, rosso annidato sulla sponda
ti frantumo chino, senza alzare gli occhi mai
non guardo ma peso
la piccola tela che correrà sulle mie spalle
veloce e proterva, i lombi della caverna
non vedo oltre, non sfioro la speranza
io cresco di quel grano, rubato al fiume
che corre sotterraneo né, ne scorgo il mare.
 
Affido a te le mie bottiglie, sperando che non salgano al cielo
ansa rossa, di rocce vermiglie
 
 
 
 
 

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