Scritto da © Stèphane Mallarmè - Mar, 25/10/2011 - 17:08
Saluto / Salut di di Stèphane Mallarmé
Nulla, spuma, vergine verso
A non designar che la coppa;
Tal si tuffa lungi una frotta
Di sirene, il dorso riverso.
A non designar che la coppa;
Tal si tuffa lungi una frotta
Di sirene, il dorso riverso.
Noi navighiamo, o miei diversi
Amici, io già sulla poppa
Voi sulla prua ch'apre alla rotta
Flutto di folgori e d'inverni;
Un'ebbrezza bella m'ingiunge
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Scritto da © Stèphane Mallarmè - Mar, 25/10/2011 - 07:06
Brindisi
Nulla, una schiuma, vergine verso
solo a indicare la coppa;
così al largo si tuffa una frotta
di sirene, taluna riversa.
solo a indicare la coppa;
così al largo si tuffa una frotta
di sirene, taluna riversa.
Noi navighiamo, o miei diversi
amici, io di già sulla poppa
voi sulla prora fastosa che fende
il flutto di lampi e d'inverni;
una bella ebbrezza mi spinge
amici, io di già sulla poppa
voi sulla prora fastosa che fende
il flutto di lampi e d'inverni;
una bella ebbrezza mi spinge
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Scritto da © Stèphane Mallarmè - Lun, 24/10/2011 - 22:09
Dono di versi
Ti reco questo figlio d'una notte idumea!
Nera, spiumata, pallido sangue all'ala febea,
Pel vetro che d'aromi fiammeggianti si dora,
Per le finestre, ahimé ghiacciate e fosche ancora,
L'aurora si gettò sulla lampada angelica.
Palme! E quando mostrò essa quella reliquia
Nera, spiumata, pallido sangue all'ala febea,
Pel vetro che d'aromi fiammeggianti si dora,
Per le finestre, ahimé ghiacciate e fosche ancora,
L'aurora si gettò sulla lampada angelica.
Palme! E quando mostrò essa quella reliquia
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Scritto da © Stèphane Mallarmè - Lun, 24/10/2011 - 17:08
L'Azzurro
Del sempiterno azzurro la serena ironia
Perséguita, indolente e bella come i fiori,
Il poeta impotente di genio e di follia
Attraverso un deserto sterile di Dolori.
Perséguita, indolente e bella come i fiori,
Il poeta impotente di genio e di follia
Attraverso un deserto sterile di Dolori.
Fuggendo, gli occhi chiusi, io lo sento che scruta
Intensamente, come un rimorso atterrante,
L'anima vuota. Dove fuggire? E quale cupa
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Scritto da © Giuseppina Iannello - Lun, 24/10/2011 - 16:34
Or sol rida di G.Pascoli
Soffriamo! Nei giorni che il popolo langue
è insulto il sorriso, la gioia è viltà!
Sol ride chi ha posto le mani nel sangue,
e il fato che accenna non teme o non sa:
Prometeo sull'alto del Caucaso aspetta,
aspetta un bel giorno che presto verrà:
un giorno del quale sii l'alba, o vendetta!
è insulto il sorriso, la gioia è viltà!
Sol ride chi ha posto le mani nel sangue,
e il fato che accenna non teme o non sa:
Prometeo sull'alto del Caucaso aspetta,
aspetta un bel giorno che presto verrà:
un giorno del quale sii l'alba, o vendetta!
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Scritto da © Charles Bukowski - Ven, 21/10/2011 - 23:49
Sii gentile
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Scritto da © Jorge Luis Borges - Ven, 21/10/2011 - 23:43
La luna
C'è tanta solitudine in quell'oro.
La luna delle notti non è la luna
che vide il primo Adamo. I lunghi secoli
della veglia umana l'hanno colmata
di antico pianto. Guardala. E' il tuo specchio.
La luna delle notti non è la luna
che vide il primo Adamo. I lunghi secoli
della veglia umana l'hanno colmata
di antico pianto. Guardala. E' il tuo specchio.
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Scritto da © Charles Bukowski - Gio, 20/10/2011 - 23:54
I lavoratori
Ridono continuamente
anche quando
un'asse piomba giù
e rovina una faccia
o deforma
un corpo
loro continuano a ridere,
quando il colore dell'occhio
impallidisce da far paura
per via della poca
luce
ridono ancora;
rugosi e rimbecilliti
ancora giovani
anche quando
un'asse piomba giù
e rovina una faccia
o deforma
un corpo
loro continuano a ridere,
quando il colore dell'occhio
impallidisce da far paura
per via della poca
luce
ridono ancora;
rugosi e rimbecilliti
ancora giovani
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Scritto da © William Shakespeare - Mar, 18/10/2011 - 07:12
Sonetto 92
Fai pure del tuo peggio per sottrarti a me,
ma per tutta la vita mi apparterrai:
vita che non durerà più a lungo del tuo amore,
perché essa completamente da quell'amore dipende.
Non devo perciò temere il massimo dei mali,
dal momento che il minimo di essi mi può causare la fine;
ma per tutta la vita mi apparterrai:
vita che non durerà più a lungo del tuo amore,
perché essa completamente da quell'amore dipende.
Non devo perciò temere il massimo dei mali,
dal momento che il minimo di essi mi può causare la fine;
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Scritto da © William Shakespeare - Lun, 17/10/2011 - 17:15
Per la verità, io non ti amo coi miei occhi
Per la verità, io non ti amo coi miei occhi,
perché essi vedono in te un mucchio di difetti;
ma è il mio cuore che ama quel che loro disprezzano
e, apparenze a parte, ne gode alla follia.
Né i miei orecchi delizia il timbro della tua voce,
né la mia sensibilità è incline a vili toccamenti,
perché essi vedono in te un mucchio di difetti;
ma è il mio cuore che ama quel che loro disprezzano
e, apparenze a parte, ne gode alla follia.
Né i miei orecchi delizia il timbro della tua voce,
né la mia sensibilità è incline a vili toccamenti,
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