Bianche latte | Post comici, demenziali, ludicomaniacali | Andrea Occhi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Bianche latte

Si divertiva a girovagare tra quelle cataste di lamiere ammaccate, rugose di ruggine, che prima di trovare eterno riposo tra rigagnoli d’olio e acqua erano state automobili. Alcune erano state abbandonate per vetustà, altre erano state abbraccio mortale, altre ancora erano state mezzi di fuga dopo una rapina finita male, i fori dei proiettili ricamavano le portiere come lentiggini dai bordi bruniti. Poi c’era un furgone, di quelli con le portiere sul retro, residenza itinerante di un senza tetto con infinite storie da raccontare sulle corde di una chitarra. Prediligeva le carrozzerie bianche. Erano eleganti, eteree come spose dell'asfalto. Quella che più lo attraeva, come una di quelle vecchie dive fascinose ed ammaliatrici della Columbia, era una vecchia Fiat 850. Le forme tornite, gli occhioni tondi ammiccanti come sensuale e stupita bibliotecaria, la carrozzeria ancora lucida come la superficie di un bicchiere di latte freddo. Gli pneumatici sgonfi parevano i muscoli di un pugile pingue ed anziano  che fatica a reggersi in piedi. Aprì la portiera. Un sorriso cigolante  lo accolse. Il cruscotto di materiale plastico le donava una foggia di modernità inusuale. Come quelle cattedrali dall’architettura medioevale o tardo romanica e gli interni neoclassici, se non barocchi. Si sedette sulla finta pelle, skai rossa con i profili bianchi come le lamiere, cuciti con filo nero, e avvolse il volante con le dita. "Una macchina del tempo ecco cosa sei..." - sussurrò. Già, gli erano sempre piaciuti quegli anni sessanta: la musica, l’abbigliamento i colori, le innovazioni, le droghe, il sesso. Accarezzò il cruscotto. Uscì dall'abitacolo e l’artiglio meccanico la ghermì sfregiandola nell'intimità. Deglutì come ad un funerale: un magone secco dietro la lingua. La capote si accartocciò, il parabrezza esplose: una pioggia di diamanti scintillò nel sole; la voce di Marilyn riecheggiò mentre la pressa la masticava, battuta dalla mazza di un orco. "Men grow cold as girls grow old, And we all lose our charms in the end". Dopo il silenzio, un nuovo viaggio nel tempo su altre  belle bianche latte.

 

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