Scritto da © Anonimo - Ven, 21/01/2011 - 16:52
"odore nuovo un gesto pieno
che m'attraversi quieto
il sapore in cambio
l'urgenza d’essere"
(da “Cose Così [di uva bianca]" di M. Verbasi)
Avvicina il viso purosangue
alla corsa del sole. Il raggio taglia netto
ai due la fronte, si ferma sul giglio
della sua nuca. Lì, sorge il faro
inutilmente; lì inspiaggia lo sguardo: gli rivela
la tessitura di dea
turgida. Slegata dalla forza dei denti
Seguirebbe il fianco
se tradisse un brivido malcelato
che aquila sale
fino ad una preda sui tacchi
dove vorrebbe leggerezza
la sua silhouette di cielo
Si sospendono dalla terra
nel punto in cui l’aurora prossima
acquieta gli umori
appena la nota
canta quel che non so definire.
(Dedicata a due di cui una è l’Autrice citata)
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