Il faro dell'Isola dei Cavoli (Cap. 2) | Prosa e racconti | Claudio | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il faro dell'Isola dei Cavoli (Cap. 2)

Cap. 2
 
Dopo la tremenda notizia, i giorni di François Demelle cominciarono a trascorrere inesorabili e lenti, in un divenire che più nulla aveva di naturale. Ogni cosa sembrava aver perso d’importanza, oltre che di significato. Julienne, il nonno Jean Claude e i tanti amici dei bei momenti andati, avevano iniziato a dissolversi, l’uno dopo l’altro, in un tramonto di affetti lontani dei quali il giovane non avvertiva quasi più neppure la presenza.
Un buio gelido, nero e profondo aveva preso a divorargli la vita, attimo dopo attimo, restituendo in cambio solo l’oblio dal quale il ragazzo si sentiva circondato ogni giorno, ogni ora, ogni istante. E nulla e nessuno, se non coloro che aveva ormai perso, gli avrebbe restituito una gioia semplice come quella d’un sorriso. Un gesto di cui tutti quelli che amavano François speravano prima o poi di poter riprendere a nutrirsi. Il giorno per una simile sorpresa non arrivò purtroppo, per nessuno.
Neppure dopo che furono trascorsi dieci mesi dall’incidente.
I silenzi di François e le parole non dette di nonno Jean Claude erano in breve divenute le uniche vere presenze in casa Demelle, e di questo Julienne aveva cominciato a farsene una ragione. Per lei e per il suo compagno. François era tutta la sua vita e l’aveva sempre amato sopra qualunque altra cosa, più di quanto avesse mai amato se stessa. Lui possedeva qualcosa di magico che la faceva sentire unica, essenziale. Nessun altro sulla Terra sarebbe stato in grado di renderla speciale come François era riuscito a fare nei tanti anni trascorsi insieme, compresi i momenti peggiori. O almeno, sino a quel maledetto giorno. Erano cresciuti per oltre quindici anni l’uno accanto all’altra, e insieme avevano scoperto con la fine dell’adolescenza il sentimento chiamato Amore, di cui il nonno Jean Claude aveva a entrambi narrato tante volte.
Dopo l’incidente poi, tutto era cambiato.
Il niente si era impossessato della vita di François, e se nulla fosse mutato nel frattempo, un vuoto incolmabile sarebbe pian piano riuscito a lambire e devastare anche l’esistenza di Julienne. Ogni tentativo di smuovere François dal suo stato di comatoso incedere nella vita d’ogni giorno era fallito miseramente. Tutti gli sforzi si erano rivelati velleitari, sterili, penosamente inutili, fallendo l’uno dopo l’altro senza lasciare neppure intravedere l’aspettativa di qualche cambiamento. Per quanto piccolo, infinitesimo, ma di un cambiamento.
Eppure Julienne, nonostante tutto, era convinta che l’amore infinito che nutriva per François prima o poi sarebbe riuscito ad avere ragione del suo male, e che l’esistenza del ragazzo avrebbe smesso di spegnersi, giorno dopo giorno, nella prematura attesa del momento in cui lui sarebbe riuscito a ricongiungersi con i suoi genitori. Per far sì che neppure una sola giornata venisse sprecata nella lenta e difficile impresa di ritorno alla vita del suo amato compagno, pochi giorni dopo l’incidente Julienne aveva deciso di trasferirsi a casa Demelle.
Lì, vicina a François, era certa che il suo istinto di donna forte e combattiva l’avrebbe spinto ad emergere con tutte le sue forze dal buco nero di emotività nel quale il giovane continuava a precipitare.
L’occasione giusta si presentò in occasione di una gita in barca con amici, al largo delle coste di Nizza. Erano trascorsi in un terribile e doloroso anonimato prima Natale e poi Pasqua, e ora un’altra estate stava per bussare di nuovo alle porte di casa Demelle. Momenti di svago come quello di un’uscita per mare sarebbero stati perfetti per invertire pian piano lo stato depressivo di François.
“Amore, domani gli altri usciranno con Pierre, in barca. Perché non ci uniamo a loro?”
François era seduto sul divano nel soggiorno, di fronte alla tivù, mentre nonno Jean Claude gli stava di fianco, in poltrona, leggendo un libro. L’anziano ebbe un sussulto. Alzò lo sguardo tenendo il capo basso e guardò Julienne evitando di aggiustarsi gli occhiali che usava portare scesi sul naso. La sua espressione era chiara: attendeva quel momento da mesi. Le sue pupille si riempirono in un istante d’una inattesa quanto piacevole sorpresa. A differenza di quella del nipote la sua vita volgeva al termine, e dunque il dolore per la perdita della figlia e di suo marito si era lenito con più facilità. Sapeva che il momento in cui li avrebbe rivisti, si faceva giorno dopo giorno sempre più vicino. Per François invece, le cose erano diverse, e il continuare a vederlo in quello stato di perenne apatia lo faceva vivere in una morsa ancor più dolorosa di quella causata dalla grave perdita subita.
Jean Claude aveva più volte cercato di distogliere François dai suoi funebri pensieri, ma nulla era servito a mutare d’una virgola l’animo spento del ragazzo.
La proposta di Julienne sembrava dunque perfetta per dare una scossa a quei mesi di solitudine e silenzi che avevano reso casa Demelle più silenziosa d’un cimitero. Il giovane dapprincipio sembrò non aver ascoltato la proposta della sua compagna.
“François ti prego, rispondimi… Ci andiamo?”
“No grazie, non mi va. Tu esci pure e divertiti, non preoccuparti per me” replicò lui restando con il capo rigido a fissare la televisione.
“Perché no?” insistette Julienne lanciando una rapida occhiata a Jean Claude. Non ricevette risposta.
“Ma insomma… non puoi andare avanti così, lo capisci!? E’ passato quasi un anno dall’incidente e devi riprendere a vivere, maledizione! Non puoi vegetare ogni giorno come se non t’importasse più nulla di niente… e di nessuno soprattutto…”
Il silenzio del ragazzo non s’interruppe.
“Figliolo, Julienne ha ragione. ‘Loro’ mancano a tutti, ma la vita deve andare avanti. Quando Paolette è andata via mi sono sentito morire, comprendo bene come ti senti. So quanto sia difficile reagire, ma cerca di pensare proprio ai tuoi genitori: loro non vorrebbero mai vederti così, non è giusto…”
“Fhmmm… giusto?! Non è giusto, nonno?!
E cosa lo è, dimmi! Dimmi!!
Morire mentre si va in vacanza, eh?
Questo è ‘GIUSTO’, nonno?!”
“No… non lo è, è vero” intervenne Julienne “ma è così e nessuno ci può fare nulla. Il mondo è pieno di lutti ogni giorno, non per questo la vita si ferma o la farà mai. Va avanti per tutti, e così deve essere anche per te.”
“Ah sì? E tu che ne sai? I genitori erano i miei se non sbaglio…”
La ragazza s’irrigidì di colpo.
Un dolore forte, immediato, lancinante, a stento represso, comparve sul suo viso rendendolo una maschera. Gli occhi di Julienne cominciarono a luccicare.
“Infatti. E’ vero, hai ragione tu: io i miei genitori non li ho mai conosciuti. Ma questo lo sai benissimo…”
Per la prima volta dal giorno dell’incidente un’espressione ‘vitale’ comparve per alcuni attimi sul volto tirato di François. Il ragazzo sapeva di aver detto una cattiveria. Non lo aveva fatto apposta, eppure non era riuscito a fermarsi mentre la feriva a morte. Ora non sapeva come rimediare.
“Forse hai ragione tu, François. La vita è tua, e soltanto tua. Io non so niente, proprio niente. In barca da Pierre ci andrò da sola, non preoccuparti. Saluterò tutti da parte tua.”
François non ebbe la forza di voltarsi verso di lei, né di aggiungere altro. Il dolore immenso di Julienne gli era arrivato tutto, investendolo in pieno come una corrente ghiacciata.
Aveva attraversato il suo animo per pochi fugaci istanti, ma si era presto dissolto nello sguardo assente con cui egli non aveva mai smesso di fissare il televisore acceso.
Nonno Jean Claude non ebbe il coraggio di aggiungere altro. Sospirò con pesantezza, tornando a una lettura che non gli interessava più. Julienne sentiva il cuore scoppiarle nel petto stretto e agitato. Dopo tutto quello che aveva sempre fatto per François, non meritava un simile trattamento proprio da lui. Preferì non ribattere oltre, e si lasciò tacere. Un istante dopo tolse il disturbo lasciando che la porta d’ingresso le si chiudesse lentamente alla spalle. Il silenzio ovattato e asfissiante degli ultimi mesi tornò a impadronirsi di casa Demelle.
 

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