La Speranza | Arte | Antonella Iurilli Duhamel | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

La Speranza

Psiche di A.Iurilli Duhamel
 
 
 
 
"La speranza è quella cosa con le piume
Che canta una musica senza parole
E non si ferma mai."
 
Emily Dickinson
 

Da sempre, gli atteggiamenti nei confronti della speranza hanno dato luogo ad espressioni contraddittorie: da un lato ne  abbiamo una gran considerazione, dall’altro ci poniamo nei suoi confronti con una certa condiscendenza .
Secondo Esiodo la speranza fece da contrappeso alla lunga serie di vizi e dispetti che Zeus fece introdurre da tutti gli dei nel vaso di Pandora.
Forse un dono, una virtù, in un vaso colmo di vizi e disgrazie, Forse un regalo elargito all’umanità per migliorarla, e sollevarla dal peso della delle sue disgrazie e dei suoi limiti? Oppure  una sorta di riscatto nei confronti  della disperazione, o probabilmente, il peggiore dei doni poiché ci tenta con false promesse?
 
Le varie interpretazioni a proposito, sono ambigue ed ambivalenti, dal momento che  volte  la speranza è stato intesa  come un dono elargito dagli dei, mentre altre  considerata  come  la  punizione che l’umanità deve patire a causa della curiosità di una donna.In questa accezione il mito ci ricorda  Eva, la prima donna sulla quale la Bibbia e la Chiesa hanno costruito le basi di quella  misoginia che affligge la nostra cultura. Tuttavia dovremmo però riflettere su un aspetto d’estrema importanza riguardo alle divinità greche e al concetto di peccato.
 
La fondamentale differenza fra le divinità greche e gli esseri umani, è che gli esseri umani hanno  a che fare con i limiti dei loro corpi e perciò devono costantemente guardarsi da eccessi e squilibri. Gli antichi  dei greci al pari degli uomini non erano figure ideali, ma  al contrario erano pieni di vizi e per giunta capaci di cattiveria. Erano soggetti alle medesime passioni umane, ma non avevano il problema di porsi dei confini in quanto sostenuti da un corpo forte e immortale capace di rigenerarsi e guarire dalle più temibili ferite.
In Greco antico “ peccato” significa sostanzialmente “non vedere il segno”, il confine. Se vai troppo in alto, vivi oltre le abituali aspettative; ma se voli troppo basso perdi l’opportunità di realizzarti pienamente   come essere umano.
 
Gli antichi greci sapevano che l’uomo doveva trovare la propria realizzazione entro i confini naturali e imprescindibili del proprio il corpo. Il corpo è una realtà con la quale gli esseri umani devono costantemente stabilire negoziati. Sotto questa prospettiva il vaso di Pandora non è la conseguente punizione di un peccato, ma è l’allegoria di quello che accade agli esseri umani quando perdono il senso della misura. Secondo l’attitudine giudaica cristiana, il vaso di Pandora è interpretato come  castigo, piuttosto che come una opportunità di crescita. Gli antichi miti invece, avevano la preziosissima funzione di indicare la strada per affrontare il dilemma umano di base: il paradosso della ricerca di equilibrio tra le nostre ambizioni divine ed infinite, ed una realtà corporea finita e limitata.
 
L’uomo moderno con la progressiva incapacità di identificarsi con il corpo e i suoi bisogni naturali, ha ingaggiato con esso una lotta senza confine dove speranza e fede sono costantemente  sabotate e  il loro posto è stato preso da  un cieco fanatismo, figlio del terrore di chi vive senza una vera fiducia nella vita oltre che in se stesso; e pertanto costantemente alla ricerca di sicurezze al di fuori di sé.
 
L’uomo moderno vive la condizione esistenziale di sentirsi sempre più immobilizzato dai propri limiti, a metà strada tra uno sterile senso di onnipotenza e onniscienza, ed uno stato di totale smarrimento nei confronti dei fatti più semplici della vita come l’amore, l’amicizia, la perdita e la morte. Avendo perso la capacità di leggere e decodificare la natura dentro e fuori di sé, l’uomo ha smarrito la fiducia di muovere un passo dietro l’altro lungo il sentiero di una vita vissuta nella sua semplice autenticità.
 
Questa perdita di fiducia, è uno dei criteri di base nella diagnosi della depressione che sostanzialmente è una condizione di perdita della speranza.
La speranza è l’ascia che spacca la porta nei momenti di emergenza, è la fiducia nell’esistenza di un altro mondo possibile, sebbene   non garantito, che ci chiama all’azione e non ci lascia sprofondare nella stasi e nella disperazione.
 
Ci sono persone che hanno subito prove durissime nella loro vita, eppure sono rimaste aggrappate alla convinzione che la vita umana ha senso anche in situazioni esasperate e profondamente ingiuste. La speranza non è mero ottimismo, non è la convinzione che qualcosa si risolverà bene, e neanche, che dopo una vita di sofferenza, ci sarà un Paradiso a premiarci per le pene patite.

La speranza è quell’intima certezza che ci consente di attribuire  valore anche agli aspetti più controversi e dolorosi della nostra esistenza. Si basa su sentimenti di fede o di fiducia, che scaturiscono dall’abilità di percepire la vita che scorre all’interno di noi, quando blocchi o costrizioni non disturbano e non alterano il flusso energetico. E’ solo in queste condizioni infatti, che l´individuo percepisce se stesso come una unità e come un continuo e costante flusso di energia.
 
Siamo collegati energicamente e metabolicamente con tutte le cose presenti sulla terra, dai lombrichi che smuovono il terreno arieggiandolo, agli animali che ci provvedono del cibo quotidiano. La capacità di percepire il collegamento tra noi e quanto ci circonda è la prerogativa dell’uomo che si sente parte della vita e ne ha fiducia, poichè il senso di collegamento gli fa sentire la forza della vita al suo interno e intorno a lui.
 
Testo e opera A.iurilli Duhamel
 
 
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 2 utenti e 3500 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Antonio.T.
  • Laura Lapietra