Scritto da © Andrea Occhi - Mer, 14/03/2012 - 09:16
L’uno nell’altro, il Vigeland nel Frogner, silenzio scolpito, immobile seppure estratto da quella vitalità a tratti oppressiva contenuta nella pietra. La testa calda urlante scalcia, la bocca una smorfia ghignante e capricciosa disturba il fluire dell’acqua al di sotto delle parallele del ponte. Ecco così è per me il dolore: sacro, granitico, vivo, muto, fluido. La mia risposta alla tua domanda spero esaudisca il tuo interrogativo: sono ricolmo di pietre scalcianti, lava creatrice di fiordi che scivola sulla pelle.
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