“Esci tu prima, io aspetto qui nel pianorottolo e farò un pò di tempo prima di andare via, prima che nessuno se ne accorga”.
Una leggera carezza nella guancia, lo sguardo vivido e un morsetto al naso. Il sorriso come addio e le nostre dita sfiorandosi non volendo staccarsi in questa immensa grandezza che hanno le cose immensamente piccole, questi minimi smisurati territori, le nostre regioni così eterne come insignificanti, dove non c’era mappamondo capace di comprendere questo universo di momenti fugaci di vita che ci allagava l’anima tra pioggie di desideri, vissuti di nascosto al riparo dietro i portoni.
“Non potrò mai uscire di te, anche se non ci vedremo più”, mi dicesti. I mignoli ancora uniti, il respiro a fare la coda nella salla di autopsie dove riposano tutte queste nostre parole non dette, il cuore si mise gli occhiali oscuri per non farti vedere questa ultima lacrima che lasciò il sale in una smorfia nella mia bocca. L'ultimo bacio, l’anima.
“Mai non può essere adesso, non dovrebbe essere adesso, è troppo presto” non dissi.
- Blog di María J. De la Cruz Guerra
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