Con questo titolo si affaccia sul mercato del minisaggio un piccolo libro, con copertina rosa carne, decorata da tazzine di caffè; ed infatti la collana è “ Tazzine di caffè con panna”, ed. Express srl di Milano. Il titolo è “ Dal sesso al gioco”, opera di Peppino Ortoleva ( classe 1948), storico ed esperto di comunicazione.
Si tratta di un’opera presentata vezzosamente, ma dal contenuto assai serio che si sviluppa in circa 150 facciate.
L’Autore ci illustra il passaggio dell’individuo da “ homo eroticus”, disvelatosi tale nel ‘900, attraverso la sessualizzazione e la rappresentazione/fruizione della stessa ( e in ciò Ortoleva esamina sinteticamente le fasi storiche e ideologiche più rilevanti dalla Rivoluzione Sessuale , agli anni 1960-70, fino alla liberalizzazione della pornografia e alla visibilità pubblica del sessualità, a partire dagli anni 1980 (condizione di fatto ritenuta ancora in corso) a “ homo ludens”, ossia all’ uomo “ che gioca”, laddove gioco significa il non fare “ sul serio”, assumendo però le rigide regole del gioco (il quale , diversamente, non avviene) portando il soggetto al divertimento.
Perché l’uomo gioca ed ha sempre maggior bisogno del gioco? oramai presente in maniera quasi ossessiva nella nostra vita quotidiana, in vari modi e forme, anche a mezzo telematico?
Si apre così il discorso sul problema della necessità contemporanea della “ simulazione “, di cui peraltro i social network sono la dimostrazione palese, all’interno dei quali ci si comporta come un gioco di società, con regole precise, quando essi stessi non sono addirittura “ modelli di società”.
L’argomento che tento di sintetizzare non è semplice, ma vi assicuro che all’esito della lettura si resta con un vago senso di disagio, soprattutto quando viene analizzato il senso del termine “connettersi” ( on line) anche al fine di stabilire rapporti affettivi e, naturalmente, sessuali. Dove, sottolinea Ortoleva, la sessualità on line non rappresenta affatto un maggior appagamento, ma soltanto la possibilità di uscire dalla banalità alla quale la società consumistica ha relegato spesso l’esperienza erotica dell’ individuo, impoverendola del suo necessario " mistero".
Una prima conseguenza dell’ampiezza della sfera del gioco è che esso finisce per interessare anche aree “ serie”, o quanto meno, esso non è più confinato al di fuori di esse, com’era nell’ epoca precedente. E questo per quel senso di “libertà” che è il vero fine per cui l’adulto pratica il gioco, non dovendo questo servire –in teoria- praticamente a nulla. Il gioco non entra nel concetto di “utile”. Non a caso l’Autore parla di ludicità come “ strumento di costruzione di identità provvisorie e non impegnative”, cosa tipica del gioco. La caratteristica del “ non impegno” è il paradigma dell’uomo ludico.
A questo punto, l’autore riprende le fila dall’origine del suo saggio, senza in verità voler concludere per una qualche morale, ma ponendo degli interrogativi. In particolare, per come ho io potuto comprendere, l’uomo attraverso la sessualizzazione del mondo ha avuto accesso alla secolarizzazione liberatoria che in termini culturali “ ha portato con sé un’idea dell’uomo dove tutto – dagli impulsi più oscuri e anche perversi alla autodisciplina più ascetica .- può essere spiegato nell’uomo e dall’ uomo stesso “.Tuttavia in questo percorso l’uomo si è addentrato nella perdita di ludicità che la sessualità non banalizzata ( quindi ancora misteriosa, ancora intima) lo aiutava a compensare alla vita ordinaria e al suo grigiore. Si affaccia così un diverso senso dell’esigenza del gioco, che tende a superare i limiti del “ serio” , dilatando il non impegno anche laddove questo ci deve essere. A lato quindi di una etica edonistica, mirante alla soddisfazione ( altrimenti che cosa si gioca a fare ?) è verosimile che si affermi una mentalità superficiale, incapace di assumere concreti impegni, di natura “ incerta” dove il “ non faccio sul serio” potrebbe essere la regola prima di condotta ( in quanto vale la regola del gioco). Mi domando, vedendo certuni esempi, se già questa suggestiva ipotesi non sia realtà…
“ Dal sesso al gioco” di Peppino Ortoleva, Express edizioni srl –Torino 2012.
- Blog di maria teresa morry
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