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Parole pedalate

E’ passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui mi sono vista impastare due frasi che ho la sensazione di non ricordarmi più come si faccia. Ma credo che sia simile a quando impari ad andare in bicicletta, una volta che hai superato la paura e interiorizzato il concetto di equilibrio saprai sempre pedalare. Così è scrivere, schiacciare le parole su di un foglio perché ti diano la spinta a tornare verso l’alto. E dal momento in cui quella forza viene messa in moto le parole continuano ad uscire senza che tu le scriva, come le ruote continuano a girare dopo un paio di energici giri di gambe.
Ho pedalato tanto ed ora non sento più le gambe.
Mi trovo spesata, al centro di un metà percorso, stesa su un prato a guardare il cielo e a chiedermi se la strada che ho scelto sia giusta. Se non sia più facile tornare indietro con la bici in mano o riprendere lo sterrato pedalando con foga verso il traguardo, lo sbocco in un altro mondo.
C’è qualcosa che mi lega a questo passato, qualcosa di sottile come un filo, che mi tira verso di se dalle spalle quando procedo troppo decisa. C’è qualcosa che mi fa ripensare. Forse è solo malinconia.
Per oggi resto ancora qui, a contemplare il cielo coperto di nuvole spesse come nebbia compressa,
con la sola speranza di aver trovato un amico con cui piangermi addosso prima di riprendere il sentiero.
Mi restano due note da condividere con voi.
Dopodiché anche questo luogo, ed anche questo corpo, avranno il loro momento di pausa e riflessione.

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