Scritto da © Andrea Occhi - Mer, 07/03/2012 - 09:37
Si abbattono, fragorose, contro i silenziosi riflessi delle nostre iridi dilatate dal fumo sprigionato dal sacro braciere, le nostre onde, con i ruggiti e la forza spumosa dell’oceano, ma senza i grani di quel sale che insaporisce l’infertilità. Non ci siamo scelti, ma questa notte, quando la luna, colma del suo pallore, scivolerà nel proprio labirinto di stelle, al ritmo di penetranti tamburi, giaceremo nei campi arati tre volte. Cinti da tentacoli di rovo, sangue e succo di mora miscelati alle nostre essenze, impregneremo la terra dalla quale s’ergeranno i frutti della nostra unione rituale. Non siamo altro che semi. Cibo futuro. Sepolti vivi.
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