Scritto da © voceperduta - Ven, 19/12/2014 - 15:20
Groviglio di palmi in un gioco
pensoso; mantengo il divario,
quel punto d'uscita che assorbe
sentenze.
Le labbra del vento più unite,
chiassoso richiamo sui piani
accostati; rivedo il disegno un
po' goffo dei marmi, i tetti
imbevuti di giunchi assetati.
Distanze, ostili e complicate,
cerchiano lande scavate in
torrette di noia.
Noi, come vortici impennati,
pieghiamo all'erta i polsi,
sfilando da un pruno l'occhio
audace del cielo.
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