Scritto da © voceperduta - Dom, 19/10/2014 - 15:19
Tana, ti chiamavano per mala
creanza, Tana.
Fronte segnata da cattolici crismi,
occhi insufflati a cercare la persona
desìata.
“ Rinaldo, signori, paladino
impetuoso / a noi si presenta
su un destriero focoso.”
«Angelica spicciati», fa il buon
puparo.
E muovi le dita per tornare a
sperare; atona voce che rincorre
un messere, non più senza croci
da quando si infervorò.
“Obbligata sarò alla corte di
Francia;/ ma Medoro, vessato
soldato/ ha nel mio cuore sparso
il seme dell'amato.”
La folla s'impenna ad un piccolo
seggio; Orlando cammina verso
il Catài.
I fili riscendono il retrobottega,
Angelica è muta e ferita entro un
chierico velo.
Tana, la mala creanza già parla;
accendono un cero viscoso e scostante,
mentre tu eludi gli atti compiacendo
un saraceno.
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