Scritto da © woodenship - Lun, 20/08/2018 - 12:44
Mi arrendo al trillare acceso dei grilli
tra cespugli smagriti dalla sete;
nel divampare d'un segnale orrido
mi arrendo; all'opalescenza che zitta
s'è spenta la brezza, mi arrendo: fatua
non frusta più, con schiaffi rimestando
l'averno. Sedendo nel buio criptico
dubbioso degli scricchiolii mi arrendo
alla terra rendendo la sua pace
pur scomposta d'ossa e fragili nervi
di cigolii arsa, fino nei sommessi
giunti rugginosi, a notte di brusii
lamentosi. Alle macerie del caso
non mi arrendo: connessione imperfetta
di storie convergenti nel baratro
facente che esista sequenzialità
degli errori, colpevoli più o meno
comunque atti propedeutici al dramma.
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