Scritto da © Aurora - Mar, 01/06/2010 - 17:23
Lettera a mio figlio ... un angelo
Fra incubi e dormiveglia
dopo l’alba ti ho sognato questa notte.
Donna di una certa età passeggiavo
spingendo una carrozzina,
sorridevo, e ogni spesso, guardandoti
ti accarezzavo, riempiendomi di te.
Camminavo tranquilla e serena.
Sentivo sguardi di donne e bambini,
leggeri mormorii quando qualcuno
si chinava per guardarti
e non ti vedeva.
Non mi sentivo strana.
Soltanto una mamma
con il suo bambino.
“E’ strana poverina
non c’è nessuno nella carrozzina”.
“Non sono strana, mio figlio
mi è stato portato via.
Ora sono mamma di un angelo”.
E continuavo a passeggiare
con il mio angelo.
Sono ancora una mamma.
Mi sento ancora una mamma.
La mamma di un angelo.
Ti voglio bene angelo mio
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Scritto da © Franco Pucci - Mar, 01/06/2010 - 15:48
Parlami
Parlami.
Il silenzio ferisce più di mille parole.
Insultami, non lasciare la tua rabbia appesa ai denti.
Ho riempito mille spazi bianchi con parole inutili
che avrei voluto dirti e poi ho cancellato.
Il silenzio ferisce più di mille parole.
Insultami, non lasciare la tua rabbia appesa ai denti.
Ho riempito mille spazi bianchi con parole inutili
che avrei voluto dirti e poi ho cancellato.
Ma tu parlami.
Riempi la distanza che avvicina l’odio all’amore
con le parole che avrei dovuto dire.
Il tuo silenzio rimbomba dentro di me
come il tuono che annuncia un temporale.
Riempi la distanza che avvicina l’odio all’amore
con le parole che avrei dovuto dire.
Il tuo silenzio rimbomba dentro di me
come il tuono che annuncia un temporale.
Parlami.
E potrò asciugare le mie lacrime
al sole delle tue parole.
E potrò asciugare le mie lacrime
al sole delle tue parole.
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Scritto da © Bruno Amore - Mar, 01/06/2010 - 14:53
La triste sconosciuta.
un vento tiepido mi ha strusciato
oggi la pelle
dal gusto marino al fior di tamerici
oppure era ginestre gialle
rigogliose e tante
quelle che attraversava per toccarmi
forse non lo saprò mai
quel biondo crine che
lo stesso vento lieve carezzava
ad un convegno pareva camminare
quelle unghie curate lucide scarlatte
coprono artigli in egida contratti
avrà un drago del cuore
o uno che l'attende negli anfratti.
c'era un vuoto intenso profondo
in quelle finestre verdi allungate
le ciglia facevano velario ad ogni istante
come il sipario di velluto quando
alla fine dell'ultima scena viene tirato
dietro il recitante.
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Scritto da © Franca Figliolini - Mar, 01/06/2010 - 11:59
Ciàt
credimi - dice
o scrive
o quel che è -
credimi
e non so il suo nome
né la forma delle sue mani
né come gli si arriccino i capelli sul collo
o se ne abbia
Io, che di credenze ne ho solo due
-una in cucina ed una in salotto
antiche però, della nonna
di legno vero
(e anche questo bisogna specificare)-
sospiro dicendo - e sia, ti credo
e viviamo felici e contenti
fino al prossimo cambio di nick
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Scritto da © davedomus - Mar, 01/06/2010 - 11:28
Spettri
E’ il tempo sospeso
quello che il silenzio indossa
tonaca di una vita in punta di piedi.
Occhio di giglio la Luna
veste le pietre eterne
di versi luminescenti.
Questa notte le onde
Infiora di sguardi.
Le lampada rosse
brillano ancora tremanti
nel delirio degli spettri
disegnati sul velo delle acque…
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Scritto da © Bruno Amore - Mar, 01/06/2010 - 10:51
Limerick (eroticus senilis)
quando alta s'è alzata là, su quei tacchi
le cosce lascian libere, gli spacchi
senza tema di smentita
riaccende ognor la pipa
e financo dimentico gli acciacchi.
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Scritto da © Franca Figliolini - Mar, 01/06/2010 - 10:25
I come Iato
Tra chi parla e chi ascolta
c'è lo iato dell'aria che vibra.
Solo il gesto annulla la distanza
- la mano che carezza
la bocca che bacia.
Tutto il resto è illusione,
specchio, rappresentazione.
Riflesso di riflesso.
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Scritto da © Bruno Amore - Mar, 01/06/2010 - 09:30
Limerick (orticolo)
oggi friggo in pastella fior di zucca
e nati grazie al concio della mucca
mi sporcai è ver la giacca
solo un po' porca vacca
vedi ora quell' odore m' imbacucca.
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Scritto da © Anonimo - Mar, 01/06/2010 - 09:17
Che cercavi
Quando su questo schermo
apparve un nome senza suono
potei leggere da quest'occhio esterno
un urlo farsi vivo da lontano.
Cercavi un’altra terra
e un conio che non fosse argilla:
che cercavi?
Non potrei dire di quel tono:
il grido era un grillo elettrico e saltava
ogni accento.
Cercavi un’attenzione ancora.
Forse lo iato nell’udienza:
che cercavi?
Quando lo schermo illuminò il tuo nome
capii da solo
che con un clic
si aprono le vele
e il vento è in mano, ancòra di parola
e parolammo.
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Scritto da © max pagani - Mar, 01/06/2010 - 08:01
Inverter-Bravo
Se fossero le foglie che cadono,
a far muovere il vento
sarebbero i cerchi nell’acqua,
a gettare sassi nello stagno.
Ma non credo che i deserti,
arroventino il sole.
Torno a sognare ora,
che ho bisogno di dormire.
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