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Notturni di mare

 
Parole fuse
a respiri lievitati di polvere.
Trasparenti sguardi
lasciati a gocciolare su fili
d'innocenza.
Chiedere il niente
per avere tutto tra le tue braccia,
nutrirsi di pane e colore
sciogliendo il tempo
in un bicchiere di vita.
Conoscere a perfezione
la mappa della tua anima
e i luoghi segreti
di tante verità incomprese.
Amarti,
e poi ancora amarti
scrivendo per te
 pagine di poesia
e notturni di mare.

Richiamo

Vieni
-vieni da me-
(di voce sommessa
in sottofondo)
so di che passi ti avvicini
di che pensieri
riempi l’esistenza. 
Un richiamo ti assilla:
il mio silenzio
foglia leggera al tuo vento
si nasconde.
So che verrai.
In tasca
ho le tue lucciole.

E cosi mi sovvien l'eterna felicità

Attrazione vincente del nulla
fra la punta di un tacco e i passi di una smorfia
Persuasioni di metafisica dimensione
riposano in altari sepolti
Incombi malevolo spettro di carne
cosi che Io possa farti lo sgambetto
Là, nel letto di fasce mortali
intonerò canti di aspersione disposti alle ceneri
Nella paresi di immobili vezzi visionari
divorerò il tuo ricordo
mangerò il tuo sangue avvelenato
Tesselli di ossa sbriciolati
si confonderanno all'inesaudita morte tua profana
Dolce mi pare questa uccisione carnale
a sugellar lo spirito di anime vaganti.

Una di quelle, bambina.

 
un rosso sfatto sulle labbra
pochi centesimi di fard
su gote che si negano
a rendere puttano un viso
di bambina aliena spaesata
buffi trampoli colorati
inutilmente cercano eleganza
nelle movenze improvvisate
delle sue forme degne
d'un principe d'arabia.
su un laido giaciglio
tutta la fan proporre
e lei soggiace indifferente
con le monete a chiudere gli occhi.
alle volte sorride e ride anche
quando il di più che il carceriere lascia
le appare un'abbondanza che non sa
e non conosce il senso di utopia
e crede d'aver tra le cosce
una cornucopia.
 

Quando?

Riscoprendosi invano l'allegria sopita
in crasi di parole incandescenti
quasi a tentar perdono
Rimossi da me le paure
espressioni di secolar convincimenti
risposte attese in un cuor affranto
Distorte illusioni a ristorar sogni perduti
per poco io concessi le mie notti insonni
ora sono qui a darvi concedo
per sempre via da una coltre
per tanto strozzata sotto
sonni tranquilli che ancora tardano
a farmi compagnia

Non ho paura

Non ho paura del buio.
Ho paura del buio in solitudine.
 
L'oscurità ride di me
nelle lunghe notti
d'aprile mentre
sospiri d'angeli neri
si susseguono.
 
Non temo la morte.
Temo la morte nel buio.

Quando perdo

quando perdo
quella serenità dei sensi
che la tua presenza o il sogno
la notte mi consentono quieta
non mi basta continuare
ad intrecciare la canapa
della lunga corda
di vicende
che ormai mi lega
a questa vita.

Cose Così [al passo calmo]

Altalena di spifferi e di timo, nei ti amo a chiuderci in strette di foulard setosi. Sottopassi dove seminare glicini, vendemmiarli bocca a bocca. Il labbro si piega ad arco, muove un sorriso naturale al passo calmo. Schiude la pioggia agli ombrelli e agli attimi di pelle rasenti ai muri, l'assenza. Già ti cerco il viso, fra le comparse in movimento, tu fermo, coi piedi nello zucchero, i sensi in paradiso.
 
                               [sono quella che si sbraccia, immobile]
 
Manuela

Zena

Non una lama di luce a penetrare
un’ombra densa di fragranze ataviche.
Tra il bianco e il nero delle tue chiese
si fende rapidi il fresco dei tuoi muri.
 
E in fondo alla discesa
- scivola ripida fragranza di salino -
una voce antica stride:
richiamo azzurro o nenia?
Sogno d’aria, forse. O anelito di mondo.
 

Prima Vera

Sento la Prima Vera stagione, che s'affianca alle nevi d'Inverno, che smuove dentro un'idea dirompente, che graffia come sul greto il ruscello di monte e rumoreggia in un andare d'acque nuove, rivolte al ghiacciaio. Chiara d'ambra la pelle si muove e il sangue  straripa, caldo e sensibile. E' neve di nuovo, nel biancore fiorito dei ciliegi selvatici che occhieggiano sopra il fusto alto, avvolto di edere verdi e ancora vermiglie nei primi raggi di sole, colto. Poi quel cedere all'aria, mentre stacca i petali bianchi, che fuggitivi vibrano e si disperdono. Non c'è frutto che possa compensare questo pianto, che in silenzio s'avvera.

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