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Pronto
son corso

a spaccarmi gambe
Implorando sangue
ed inghiottir le lacrime
Ho raccolto
gli urli strazianti
e soffocati in vita
Da
non poter chiamarti più
mamma
 
 
 
 

Ferite di lontano

ora, proprio ora
Lennon sospira Imagine
dalla radio
ed io dall'anima confusa
subito languo.
sarà che questo mondo
mai più tondo, dove
le ferite che di lontano
vengono a sanguinare
su questi marciapiedi
cercano conforto
che non viene
non mi contiene.
tutte le ossa crepitano dentro
quasi per uscirne
e mi cadono le braccia
sfinite, lungo i fianchi.
 
 

Lui vestito di lei

 un assillo come una malattia incurabile
un progetto lungo una vita intera
una tortuosa stradicciola di montagna
interminabile e misconosciuta che
pochi sanno forse percorso goduto ma
del quale tutti parlano cantano piangono
o - come me - aspettano da sempre pur
avendone sciupato molto e molto avuto
vestito di biondo o bruno e rosso tiziano
ma, è ancora qui che l'aspetto, come dose
indispensabile a farmi campare
ancora bene.

Tutto muta a guardare da fermi.

Penso all’angoscia che ogni cosa debba
essere fatta per tempo. Al contrario direi del tempo
che non può essere per ogni cosa; dunque, perché?
Se sfoglio una margherita
al ritmo m’amo non m’amo, quante volte mi sarò amato?
Non avrà forse avuto tempo il disamore?
Così sto, meccanismo fermo del paesaggio
dove tutto muta,
pur rimanendo uguale l’alzata del velo, una sera.
 
E’ così lenta che tarda a venire la notte;
per prime le stelle,
piene di sé che un cane risorto lupo non le infuria:
solo io, solo, mi acquatto nel vetro, riflettendo una diversa idea.
Veloce - e devo esserne rapito -
più veloce di qualsiasi illuminazione divina
forse una diversa piega,
forse l’idea stessa del sollievo;
 
e intanto tutto muta
tranne il tempo
che ci volle.

lui-tu

 

Avrei voluto ferirti stasera
sfregiarti, colpirti
Porgere la guancia a lui
per scudisciarti  il cuore
Poi quello ha parlato,
e non eri tu,
e parlando mi ha smagliato il cuore,
non come fai tu,
-sono un uomo-diceva
 
Un maschio ti chiude la bocca
e non chiede permesso
Non eri tu
 
Ho smesso di sentire e sono andata via
mi sarei fatta male
Poi ho pianto

Ho realizzato il desiderio di una stella

Me ne andavo assonnato così, la mattina dopo la notte di San Lorenzo, vagabondando senza meta per strade deserte che mostravano chiaramente i segni dell’invasione notturna. Una strana ansia spingeva le mie gambe verso una meta sconosciuta ed il mio corpo, troppo stanco per ribellarsi, le seguiva passivamente. La mente ingombra di desideri affastellatisi durante la caccia agli astri cadenti, non aveva la lucidità sufficiente per mettere a fuoco quello che stava accadendo.
Fu così che all’improvviso mi ritrovai seduto su di uno scoglio con l’acqua che mi accarezzava i piedi, mentre ammiravo il rosso dell’oriente che lentamente prendeva possesso del nuovo giorno. Leggi tutto »

Pregiudizio

Un canale di rabbia
 è l'eterno divenire
dell'esperienza in pregiudizio.
Nel suo farsi trascina popoli
in danze feroci di vendetta
e io non sono nessuno.
Sono l'uno nel tutto
e il tutto è in me,
l'immunità?
Nemmeno a pensarci.

Scivolo

infinite insidiose infiltrazioni
gocciolii rivoli pozzanghere
 
sull'asfalto
            la luce si scompone
ed io scivolo scivolo scivolo
per un tempo infinito
in questa sinfonia di grigi
che m'annega
 
altrove mi dicono
del biancore della neve
del ghiaccio che riluce e splende
ma qui oggi
è solo piombo e ferro scuro
- un'armatura di malinconia
 

Il cielo

Il cielo è viola
viola sbiadito riflettente, flesso smalto esangue
non ascolta
l’occhio fisso, muto
 
è questo il giorno, della gloria
della
consolazione
 

incontro al buio

non è facile
aprire la bocca al destino
cara amica mia

forse sarà per la prossima vita
se mai ce ne sarà un'altra

ma adesso stringimi con le tue parole
tienimi un poco
posami sul tuo corpo fatto di sera
sarò un velo di lino intriso
che muove al respiro
appena

 

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