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Domanda...

E pensare che vivere è tutto un mendicare..
Se fossimo restii  a concederci l'un l'altro
sarebbe naturale
in fondo resta il vuoto
dopo il dono di sé a chi lo chiede.

Mi domando come mai
in tutto questo conservare
ci siamo invece regalati subito
rinnegando le stupide attese
convenzionali e noiose.

Per una dose (ad un ragazzo stroncato dalla droga)

 Le mie vene sono fedeli ad una polvere,

ad intervalli urlano cieche,
rovesciano occhi che non conosco.
Nel sudore invito la mente
a fuggire in alto, tra i ronzii di un silenzio
che gioca a respiri crocefissi.
Per una dose
parlo alla morte,
spacco i rami dell'anima,
esalto distruzione.
Torno come un falco
ad assassinare il mio sangue,
a sentirmi uomo, eroe.
Credo di essere felice.
Sazio di droga.
Altri piangono per me.
Sotto un fiore, l'ultima schiavitù.

inimitabile

una fluttuante ricerca cieca
in  un mondo di panna
per entrare con la forza
nell'arena
simbiosi,

spezzettando
una divisione equa
solo interna
di un cammeo

ed il conto
al rovescio
trasformando un alito
in respiro

Attesa

Attesa di un respiro
di un mattino
che non arriva mai
quel raggio di sole
tra le persiane chiuse
su odore di vecchio di antico
di morto
ed io qui ancora in attesa
di te.

Poco o nulla

quando perderò questa vita
o lei perderà me
senza averla posseduta mai
avuta sì di tanto in tanto
coi sensi e il cuore gonfio
del più dolce tormento
rammenterò che fui come
filo spinato a recinzione
della vigna dai frutti d'oro
che non ho mangiato.
così perderò te o tu me
senza averti posseduta
avuta - certo - a colma misura
ma nella vita ti sono stato
della gonna solo la cintura.

Delirio

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E’ la follia
che la follia attrae
e come l’ape al fiore è la stoltezza
che nell’insolito l’ossigeno per i polmoni cerca.
 
Inconsapevole
è il sottile filo che m’incatena
stridula chiamata
che fortemente avvince
 
e bendo gli occhi
sui sotterranei intrighi del gioco acceso e del suo rischio
ecco perché i fogli della mia vita stramba
sono parole folli lette da altri folli.
 
tiziana mignosa
11 2009

,

Panismi

 

Sono ubriaco del tuo odore
nel dolore del tuo non esserci
mordo il mio canto pallido
e spasimo in sogno le tue carni
come gangetico tramonto
selene cananea
io strame d'angeli
dal mio deserto rosso
pastore di ade
risata e urlo di fetida foresta
t'assalgo in vampiriasi
di nenie per zufolo e crotalo
sei il mio centro
ti scuoto mea domina mio giogo
ti rovescio a estatico mistero
di respiri di maglio. 
 

 

Il giorno in cui la Luna disse agli uomini.

 
Il giorno in cui la Luna disse a tutti gli uomini, riunendoli sul suo trampolino d’argento disteso sul mare come un punto esclamativo di stupore, che non avrebbero più potuta averla a testimone dei loro amori più sensibili e potenti, fu di una atrocità bestiale. Fu un momento di lutto coinvolgente.
Il cielo restò nero e come assenti le stelle caddero in un silenzio complessivo;  spensero le luci ogni sera e se ne andarono in altri cieli a parlottare.
Il sole ch’era atteso ogni mattina, smise di pergolare sopra il patio. Restava triste e come indolente lasciò che fosse poi la Terra a rotolare.
Gli uomini allora, e tra di loro i più giovani e superbi, presero a dirsi le ragioni di quell’oscuramento irreale. Finì persino a botte in qualche luogo ma poiché il buio era completo, qualcuno fece in tempo a rifiatare.
A nessuno venne in mente che la Luna in quanto donna aveva un cuore ampio ma delicato quanto un giovane papavero, né che i suoi crateri fossero intense piaghe di solitudine.
Furono allora le donne che da ogni villaggio materno della Terra si mossero come una sola grande volontà e raccolto ognuna un fiore notturno - che è un fiore candido con sette petali, foglie come mani levate al cielo e un profumo di calma e di purezza - si recarono nei punti d’acqua più vicini e lanciarono i fiori nella direzione presunta della spada d’argento che ogni sera la Luna sguainava in difesa dei giovani amanti.
Furono così tante che quel fiore sparì dalla Terra, pure se ognuna ne aveva colto uno soltanto.

Sono solo una stupida

Voce che riga il sogno di reale
mi ha ridato il respiro l ' altra sera
e la mia risposta colma dei vuoti
me lo ha risoffiato via...
perchè non faccio altro che
accostare il mio dolore
all' anima  rendendola pesante
perchè comincio a pensare che
l' amore non fa per me...
che i miei sogni son fin troppi
e troppo lontani
perchè il cielo e le stelle
possano raggiungerli
Giunta a preghiere
tento di ravvivare la fiamma
il desiderio e il coraggio
per lottare,
ma un soffio crudele
la spegne e
faccio sempre più fatica
a sentire il calore
A volte vorrei dormire
e spegnermi per un pò
per non pensare e stare qui
ad ansimare ...
perchè sono un' illusa
che difende il suo sogno
e se ne frega del conformismo
vado avanti a braccetto
delle mie sensazioni
nella speranza che non mi tradiscano
Vorrei che tuttò ciò,
quello che provo per te
quel chiarore di speranza
che mi dà leggerezza
per raggiungerti
e accarezzarti col pensiero...
non mi abbandoni
Vorrei sapere se 
camminare sull' acqua
verso gli orizzonti speziati
o se rubare al cielo
l' Immensità
sia possibile
con Te...
che già da lontano...
mi rendi Incredibile!

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