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Firenze, giardino di Boboli

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Strade e rumori prima d'arrivare,
 vetri brumosi, manichini, pezzi
e mattoni antichi contro il cielo
mentre passi distratti di gigante,
 i nostri, restano intorno ai giardini
desolati quando, qua e là, mute ombre
e inutili colori sfumavano
 subito dagli occhi. Volti di pietra
smembrati e sporchi su scale al sole.
Giovani dei, mangiavamo brina
e musica condita di risate,
progettando danze scomposte in orlo
alla vasca del cavallo alato.

Della religione e della fede

Che impressione mi fanno
le parole che la fede impone
una paura mi nasce nel cuore
che i sistemi della fede
nei giorni di dolore
possano zittire anche me.
Che terrore mi fanno
le assenze del pensiero
quando si spingono all'annullamento
mentre si spacciano per esaltazione
d'un io che si nasconde
dietro ai meccanismi collettivi
e lì cancella ogni traccia di sé.
Che tristezza mi fa
sospendere la mente e in misura
morire per esser consolata
da un Signore che non parla
di fatto non risponde e non ascolta
in cambio piuttosto pretende
e prende in fatti la vita per sé.
E come li sento lontani
i discorsi canonizzati
e le vesti di porpora..
che fatica aver costruito un angolo riparato
fatto di parole mie soltanto
da rinsaldare ogni volta che piove..
E da dentro vedo i colori più vivi
e la notte si fa giorno
senza un Signore che mi ricordi
quanto sono miserabile
in confronto a Lui.
 

Gaudì Arlequin meets

Gaudì Arlequin meets

 

Accenditi attraversandomi di fibre ottiche in un regno di polvere incosciente e chiudi gli occhi dipingendo noi vivi di uno scroscio in diagonale. Due istinti su strapiombi di lucentezza vitrea, le tue mani rimbalzano, deponendo strali profumati di sole se cinguetto acquietata e languida nel tuo becco.

 

Manuela

In salsa di miele

Ho fatto un nodo
qualche anno fa
ad un pensiero semplice
ché volevo ricordare
ché volevo non sparisse.

E solo perché Amore
è stato qui tante volte
a rifilare
noioso
le solite parole.

Ora lo scioglierei
quel nodo
e mi direbbe che
l'amore sempre esige
bugie in salsa di miele.
 

Valle

Valle, valle di spiriti lievi
che accosti, e dipani
fili interdentali che si fumano
il tartaro
lasciando uno spazio
piccolo
da cui guardare
rimanendo all’oscuro
di un carcere impregnato di gigli
bellezze a sbarre come amore
insuperabile

La mia città

Era la mia città
così vilipesa, dinoccolata
curva come rami cresciuti sottoterra
senza foglie
pronta anche d’inverno
 
Penetrandoti senza fermarsi
ti succhiava avidamente, come un bambino
e sorrideva sazia, sbigottita
quando la notte le calava sugli occhi
 
Era la mia città
con i suoi assassini, i suoi ladri
i fiumi relegati
i tram che sferragliavano
le panchine in cui raccogliere il sole
 
 

In nome di Dio

In principio era Dio
poi Dio
fu nell’uomo
l'uomo ch’egli creò
E l’uomo inventò
cieli e immagini magiche
ed un Dio solo suo
per ogni evenienza
per la sua esigenza
E nel nome di Dio
così l’uomo aggredì
uomini d’un altro Dio
ed un Dio d’altri uomini
Recriminato
incriminato
laconico
muto
perduto
e morto
Dio
in nome del mondo
ed in nome dell'uomo
immetti in me amore
più amore mio Dio
amore per l'uomo
che in te sarà Dio

Lasciami risolto.

 
 
Turbami.
Tu sai che accade quando hai mani fisiche
e distanze minime di labbra.
Turbami come un grano cernito
o con la bocca di sete.
 
Non ho frasi ritmiche
per il tuo canto
e tu non devi averne mute.
 
Non turbarmi con parole assenti:
il mio respiro umido asciuga solo
quando il tuo cuore avvampa.
 
Ma turbami come ogni dubbio notturno
e lasciami risolto.

Mi sollevi

 

Squarci fragorosi nell’aria attorno a me.
Vortici violenti
di gelo e aghi di pianto
mi risucchiano.
La mente ormai densa
scivola nella sua danza vorticosa
ingoiata dal gorgo,
nel ricordo.
Ma esiste l’appiglio
ed io lo so…
Saldo è l’intreccio delle mani
puro l’intento
sicura la strada.
La tua, la mia
ma l’uno accanto all’altro,
comunque.

Dimentica

Tagli gelidi sul mio viso
lancinanti dolori nel petto
e dentro l’anima
Solo un sospiro
nel mio grigio cielo
un palpito
Uno spicchio di luna
gelida
mi conforta
e sussurra muta
‘dimentica’

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