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Il mio cuore stanco

E' rimasto sulla sua bocca
il mio cuore pallido
ritorto in due occhi imbronciati
ammorbato in un sogno bambino
in giorni di mare cobalto
come un disegno di sabbia fissato nel tempo
in stelle e numeri d'oro
 
e' rimasto là tra la riva e lo scoglio
in un tiepido battito d'ali
in un origami di vento
in illusori miraggi
con la blusa del giorno di festa
con un cappello del prete
ancorato a una mano distratta
a un pendolo che non ha più le ore
 
fino a fermarsi in sordina
in una fiammella d'argento
in nostalgie arrochite di sole
 
il mio cuore ormai stanco
come una madre sull'uscio
la sera.

Scialacquati giorni

Scialacquati giorni
in fotogeniche performance
di ragionevole anonimato
(ci hanno provato)
ma scorticato era il giardino
improbabile auriga di tosaerba
tenevo in realtà il timone del Pequod
impugnavo una lira, vomitato da inferi
fuori, su spiagge multicolori
salvando Euridici selvagge
orgiastico Siddharta
eresiarca di soluzioni accomodate.

Mi deprimono i nitori di Lalique e Swarowski
la gimcana
da pachiderma la faccio per chioschi
il cuore batte in trobadorici bordelli
fra sporche dozzine
e ramini con replicanti
fra i singulti, perduto, di Majakovski e Campana.

Corrono nubi

e corrono nubi grige
cariche di sogni
attraverso il cielo
di questa stupida vita
è vento gelido quello
che le rincorre e porta via.
si scaricano lontane da me
come certe piogge attese
desiderate per rinverdire
sedimentati desideri inappagati
riposti in attesa di tempi migliori
che non vengono e verranno mai.

Una carezza

Il ricordo di una carezza
mi accompagna in questa notte,
dove la luna
è mia complice
e i pensieri vagano
senza trovare riposo.
Mi piace pensare all’amore
in una notte come questa.
Il tic-tac dell’orologio
risuona nella mia mano,
protesa ad afferrare il tuo amore
che profuma di fresca rugiada.

Franco

D'altra pasta

non ho quel sangue
quel plasma che chiedi
son d'altra pasta fatto
ho semplici pulsioni
flebili brezze mi curvano
e semmai come giunco
mi piego alla corrente
poco resisto e inarco
il verso della mia vita
mi scrollo e ad aria nuova
asciugo il corpo e l'anima
me ne vado via.

scarponi grossi ...

Scarponi grossi,
i miei eterni due passi,
gli alberi secolari si spogliano
al mio passaggio.
Una chiesa abbandonata in un bosco
dove la natura ha preso il sopravvento,
mentre una statua di un santo
con un braccio, teso ed avvolto
in un ramo indica la via tra le stelle.
Il silenzio che ti circonda  rotto solo
dal calpestare di foglie secche.
La sorgente di un ruscello che cade
tra le pietre di una fontana
anche lei dimenticata.
Mentre continuo nei miei due passi.
Penso, ed essi col loro rumore
mi fanno compagnia rientrando.
 
 
                               Amfortas
 
 

La vita

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.
Stramba appare l’esistenza
quando non l’osservi
con gli occhi del sapere
quando ti toglie tutto come fosse niente
e poi te lo ritorna quando non l’aspetti.
 
Ma come il vento cambia umore al tempo
così la vita alterna l’ammaestramento
quando zuppa
è la spugna della sconfitta
e della bianca bandiera ne hai fatto il motto.
 
Di vellutata bambagia
o di aculeati pruni
riesce sempre a sbalordire
quando le mani s’ acconcano di piacere
o d’assenza si cristallizzano nel vuoto.
 
Quando maliziosa si concede
donando il gusto pieno del piacere
o quando di sgambetto
affossa il tuo sorriso
inchiodando le lancette alla parete.
 
Diversa
eppure sempre la stessa
la vita che graffia o che accarezza
ci forgia sempre alla bellezza.
 
tiziana mignosa
12 2008

 

Colori...ancora colori

nessuna propietà è privata

*
quando la mia voce
è stanca di parlare e di lavorare la terra

quando i miei occhi basilico appassito
sono due sassi taciturni

allora dalla tua bocca piena di debiti
si briciola un sorriso
e si sparpaglia

*

Il gabbiano

Da “ Il gabbiano Jonatan Livingston”
Di Richard Bach 
“Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano ovunque. 
(per arrivare) tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato
pag.72 e, per lui, mettere in pratica l’amore voleva dire rendere partecipe della verità da lui appena conquistata, qualche altro gabbiano che a quella verità anelasse”
 
Mie considerazioni:
   
     Il desiderio di volare sempre più in alto, come il gabbiano Livingston, porta inevitabilmente ad una solitudine non voluta.
     Infatti lui desidera che gli altri lo imitino ma questi presto si stancano e lui resta solo a cercare di raggiungrtr la meta e forse la delusione di non essere emulato farà sì che lo scopo non venga raggiunto neppure da lui.
    Quando vedo i gabbiani volare basso sui fiumi sporchi e a stormi raggiungere cumuli di rifiuti alla ricerca del cibo, vorrei cercare l’autore del libro e fargli notare come l’adattamento dei gabbiani li ha fatti scendere così in basso.
Quanti pochi Gionatan, proprio come gli uomini: la maggioranza sono quelli che si azzuffano per strapparsi tra loro quei rifiuti con grinta e cattiveria.
 

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