Scritto da © ande - Mer, 25/11/2009 - 21:06
L’evoluzione artistica e i relativi rinnovamenti stilistici altro non sono che il sintomo dell’evoluzione socio-storico-culturale dell’ambiente in cui si sviluppa, e secondo quest’ottica di rinnovamento, atto a stupire e destare meraviglia nell’osservatore, ogni novità, ovvero l’inedito, potrebbe definirsi come “avanguardistica".
E’ tuttavia il tempo a stabilire quali rinnovamenti verranno considerati dai posteri come significativi documenti d’espressione artistica, e quali mera ricerca di futile provocazione, d’immotivato esibizionismo. E’ altrettanto vero, che in arte, è il “gusto” l’unico canone di giudizio, per definizione soggettivo e personale, malgrado il tempo, col suo trascorrere ineluttabile, sia alla lunga l’unico giudice di ciò che può considerarsi arte, e peartanto raggiunge il suo valore immortale, e tutto il resto, che inevitabilmente si perde nei flutti dell’oblio. Il che è un po’ come dire che di notte tutte le vacche sono nere, e che chi vive la società gestante le nuove forme d’arte, e i relativi rinnovamenti e stravolgimenti dei canoni precedenti, ha ben pochi mezzi per giudicare quanto vi sia di inutile e provocatorio, e quanto dell’immensa produzione moderna, diventerà invece significativo per le successive generazioni. |
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Quel che è sicuro è il valore dell’equazione iniziale, secondo la quale l’arte è il riflesso del mondo in cui viviamo: in entrambi i casi è difficile farsi un’idea oggettiva fin quando ci si trova all'interno. Eppure dati evidenti dell'epoca moderna sembrano essere l’annichilimento spirituale e il declino dei valori fondamentali, la mancanza di stimoli costruttivi e l’assuefazione agli stimoli visivi, data dal continuo bombardamento mediatico conseguente alla pressante espansione dei mezzi di comunicazione di massa.
Ne deriva, nell’ossessiva ricerca dell’inedito, la tendenza a mostrare in modo sempre più crudo ciò che fino ad oggi è rimasto, nell’arte, degli antichi tabù: l’orrido, il macabro, in rappresentazione del sentimento di decadenza interiore del ventunesimo secolo, molto vicino a quello probabilmente verificatosi nel Medioevo. Si ricerca altresì quasi compulsivamente, qualcosa che ancora possa stupire ed emozionare il moderno uomo-macchina, circondando, per la prima volta, l’osservatore con l’opera d’arte, tramite installazioni. Ma soprattutto, in un’epoca in cui tutto è permeato dal consumismo, i mezzi espressivi, una volta appannaggio dell’artista, divengono facilmente mezzo comunicativo pubblicitario, atto ad attrarre l’acquirente, solleticare la sua sfera emotiva e spingerlo quasi subliminalmente, a seguire moduli comportamentali precostituiti. |
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© Shamain
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-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi -Supervisione Paolo Rafficoni -Autori dell'articolo ©Shamain -Opere pittoriche dal web -Editing Manuela Verbasi, Emy Coratti
diciottogennaioduemilanove |
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