Scritto da © Andrea Occhi - Ven, 12/08/2011 - 09:58
Oggi è una di quelle particolari giornate nel corso delle quali, sin dal risveglio, percepisco quella sensazione di fredda inadeguatezza, benché il cielo sia sereno, il sole tiepido ed io sia meteoropatico, come se camminassi in un paio di scarpe non mie; ne sono certo perché io, con le scarpe, sono di gusti particolari: mi ci affeziono e le calzo sino a che non ne rimane che una tomaia informe. Passando da una riva all’altra, sul ponte detto “Delle Grazie”, mi accorgo che il fiume scorre dal mare alla collina. Ne sono sicuro perché un ramo marrone galleggia controcorrente. Non mi stupisco, è una di “quelle giornate”. Mi pare d’essere una sferica decorazione per addobbare l’albero natalizio sotto le cui fronde spinose sono posati i nostri reciproci doni. Sono trasparente, delicato e fragile; tra le tue piccole dita di perfido elfo, la luce intermittente, bianca come la neve, mi attraversa senza alcun ostacolo. Vedi ciò che non sono. Ieri sera, essenze fumose hanno annebbiato i nostri odori ferini esalando i loro aromi da sottili capillari d’incenso. Ora, potrei andare in frantumi all’improvviso: un alito di vento invernale soffuso dalle tue minuscole labbra e la mia superficie decorata da un orgiastico raduno di renne, si schianterà sulle scure doghe del pavimento di legno su cui abbiamo scagliato i vestiti, prima di scartocciare le nostre colorate offerte. Ho spalle larghe ed occhi chiari, frantumata una palla, se ne vetrificherà un’altra. I vanitosi rami cui appendere i miei riflessi sono infiniti e la mia bellezza piacerà ad altre voglie.
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