Scritto da © ferdinandocelinio - Gio, 24/01/2019 - 00:05
Il pianto non è malinconia esclusiva
come il chiaro messaggio di un agente segreto
che ha visto la morte camminare sui tralicci del telefono.
Lo s’impara morendo, ammalandosi con lentezza
come piume che scivolano.
S’assapora cominciando a ridere consapevolmente,
piano piano, con lo spavento nella stanza,
e lo si riconosce nelle fessure dei denti
nella follia del crepapepelle
mentre tutto s’aggrava del peso della lucidità
e ogni strepitio fa il rumore dell’Abisso.
Oh sapeste come è disastroso il succedere di una lacrima,
che tutte le innumerevoli forze cosmiche si raccolgono in essa
e nessuna Babilonia può accadere,
perché tutte le lingue parlano la lingua della lacrima.
Oh sapeste quale infida normalità,
quale immane naturalezza per chi si lascia andare al pianto,
che si fa padre di un camerino comune,
dove ci si spoglia così,
umanamente.
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